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martedì, settembre 19, 2006

LUTTO NON SUPERATO

angelo N° di riferimento: 137698533 Età: 27 2 mesi fa è morta la nonna della mia ragazza. Inizialmente sembrava affrontare bene il lutto ma dopo pochissimi giorni ha iniziato una bella e lunga fase di distrazione, iperattività, spensieratezza e quant'altro le permettesse di evitare e non affrontare il problema della nonna. Credo abbia attraversato e si sia fermata nella fase aggressiva dell'elaborazione del lutto e nn pare abbia nessuna intenzione di uscirne! Ovviamente è piena di sensi di colpa per aver provato sollievo nel vedere la nonna andare via e liberare lei e tutti gli altri familiari dal "peso" di quasi 3 anni di malattia. Era legatissima a lei come ad una mamma e gli effetti della perdita mi sembrano veramente pesanti. Gli ultimi mesi sono stati tremendi per lei...si è fatta carico del dolore della mamma e del nonno reprimendo il suo...ha trattenuto lacrime e ogni altra manifestazione di sofferenza per nn gravare ancor piu sui familiari gia provati dalla malattia della nonna... ha praticamente sostenuto tutta la famiglia da sola a soli 24 anni!! Passava giornate intere al fianco della nonna e si sentiva in colpa anche solo ad allontanarsi per 5 minuti!! Ogni tanto si concedeva una pausa nella sua cameretta ma solo per dare un minimo di sfogo al suo dolore! Inevitabilmente è scoppiata!! Purtroppo ha allontanato molte persone care solo perchè la vedevano strana e diversa e cercavano di parlarle o di farla pensare alla sua situazione...ha tenuto intorno a se solo ciò che poteva darle "nulla da pensare"!! Sono passati 2 mesi ma sembra ancora lontana dal volere affrontare il problema..lontana dal voler affrontare i suoi sensi di colpa ingiustificati..lontana dal volersi riprendere le proprie emozioni e tornare alla vita...cerca solo di impegnare la giornata con mille impegni per continuare ad evitare il problema!! Io mi sono documentato per quanto mi è stato possibile sull'elaborazione del lutto... ho cercato di starle comunque vicino senza forzarla e senza imporle niente di niente.. ho provato sulla mia pelle la fase di autolesionismo che l'ha portata a punirsi per i sensi di colpa e credere di nn meritare l'amore degli altri...cerco di darle segnali positivi e spesso sento che lei ne ha bisogno, li apprezza ed è quasi combattuta per la "voglia di reagire"...ma poi purtroppo si ritira dentro il suo guscio e nn vuole sentire parlare di niente che nn sia leggero e nn riguardi i soli pochi minuti che ha davanti... tutto ciò che implica proiettarsi di giorni o mesi nel "futuro" sia con la mente che con i sentimenti le causano blocchi improvvisi!! Sono molto preoccupato per lei e nn so cosa poter fare per farla iniziare a parlare, a ricordare, a dare sfogo alle proprie emozioni e alle proprie necessità!! Ovviamente sono preoccupato anche per la nostra storia d'amore...eravamo felicissimi e tutt'ora quando passiamo del tempo insieme lei è praticamente quella di una volta...ma se si parla di futuro o di risolvere delle situazioni o del problema "nonna" si blocca tutto all'istante! Lei dice di ricevere tanta forza da me e dal sapere che comunquevoglio starle vicino per aiutarla...non so però se faccio bene o se dovrei lasciarla stare da sola..So che ci vuole del tempo...che ogni prsona reagisce diversamente...che a seconda del legame con la persona amata si reagisce in modi e tempi diversi...etc etc etc...starle vicino, farle sentire la propria presenza, nn forzarla e nn costringerla ad affrontare il problema...etc etc etc...ma qui dopo 2 mesi siamo ancora di fronte ad un "muro" che si rifiuta categoricamente di fare anche un solo piccolo passo...che fare?? Grazie mille per la disponibilità!!
Spesso la morte di una persona cara inconsciamente rappresenta la morte di una parte di sè stessa che si era proiettata in quella persona. E' ciò che può essere successo nel caso della sua ragazza. Il suo oltre ad essere un lutto esteriore è anche un lutto interiore, per una parte di sè stessa che si perduta. In questo caso il processo d'elaborazione del lutto è più doloroso è più lungo perchè bisogna colmare anche la propria "mancanza interiore" che la presenza della nonna, col suo bisogno di cure, colmava. Questa morte, inoltre, ha rotto un equilibrio interno della sua ragazza, che dovrà trovare, adesso, un nuovo e diverso equilibrio. Come vede il dolore per una morte può avere diverse origini e lei può aiutare la sua ragazza a vedere oltre le "apparenti cause" Saluti

NON PIU' MARTIRE

Fabio N° di riferimento: 133251322 Età: 17 Salve, dott. tempo fa le ho già scritto una richiesta che lei ha pubblicato il giorno 25 marzo con il titolo di assertività, veda da quel giorno io sono rimasto sempre lo stesso, ho cercato di attuare i " diritti assertivi", ma non ci sono riuscito, e sono al punto di partenza.. l'anno scolastico è passato velocemente diciamo che è finito anche tranquillamente rispetto a com'era inziato... ma ora sta per iniziare il nuovo anno, e io non voglio che si ripeta quello che è successo quest'anno, voglio cambiare, ma è possibile che la timidezza è più forte di me?? Ma come si fa a vincerla?? Qual'è l'arma migliore per distruggerla?? quest'anno voglio dimostrare ai miei amici che sono cambiato, non voglio essere più il " martire", della classe, la prego di darmi qualche consiglio affinchè io possa riuscirci...Attendo una sua risposta!!! Grazie Dott!!!!
E' normale che i timori riafforino all'inizio del nuovo anno scolastico. Continui a perseguire i diritti assertivi. Quest'ultimi vanno "coltivati" nel tempo, indipendentemente da eventuali risultati deludenti nel breve termine. Un suggerimento per il nuovo anno: cerca di "scompattare" il "branco classe" nei tuoi confronti. Conquista l'amicizia e la stima di uno dei rappresentatnti più influenti del "branco" , ti servirà per essere accettato da tutti gli altri. Saluti

martedì, settembre 12, 2006

REGRESSIONE INFANTILE

202141883 Età: 30 Sono una mamma di una bimba di 18 mesi, da quando aveva 4 mesi ha iniziato a succhiarsi il pollice. Fino a 3 mesi è riuscita a stare senza il succhiotto(tranne i primi tempi che lo teneva solo per poco, poi vedendo che non era dipendente, ho deciso di non abituarla ad esso.) Lei è nata il 25 febbraio 2005 a .......... (SO), poichè vivevamo in provincia di Sondrio, poi alla metà di giugno 2005 (aveva 4 mesi) ci siamo trasferiti in provincia di Pisa. Ricordo che appena arrivati qui la bimba ha sofferto molto il caldo, e ha pianto molto, vista l'elevata differenza climatica, in quanto prima vivevamo in un paese di montagna con un clima fresco d'estate. Premetto che fino a quel momento la bimba dormiva sul mio corpo giorno e notte, poi visto l'eccessivo caldo siamo riuscite a distaccarci, e si è abituata a dormire sempre vicino a me, ma sul letto. In attesa che ci consegnassero l'appartamento, abbiamo alloggiato in un monolocale, che non era il massimo dell'igiene; quindi appena lei me l'ha permesso, tra un sonno e un giochino, mi sono messa a pulire per garantirle un ambiente "pulito"; poi nel momento in cui lei ha reclamato la mia presenza, io l'ho tranquillizzata con la mia voce e l'ho invitata ad aspettare e che sarei andata da lei (visto che io c'ho parlato da sempre e continuo a farlo, ho come l'impressione che lei mi ascolti e mi capisca) Dopo pochi giorni o anche già il secondo giorno, l'ho trovata sul letto che si succhiava il pollice. Io l'ho attribuito alla mancanza di contatto sul mio corpo, o alla mia mania di pulizia e al suo bisogno di cercarmi in quel momento. Io le dedico tutto il mio tempo, dalla mattina quando si sveglia, alla sera quando si addormenta, ma non mi sembra mai tanto. Ora io mi sento in colpa, sento di attribuire il suo succhiarsi il pollice ad una mia mancanza. Mi sono interrogata tante volte e mi sono data risposte che però non riescono a tranquillizzarmi, perciò spero che lei riesca a sciogliere questi miei dubbi e a risollevarmi da questi sensi di colpa.Ringraziandola anticipatamente le porgo i miei più cari saluti. Carmen
E' possibile che di fronte ad un cambiamento "ambientale" la bambina abbia subito un piccolo trauma. La sua risposta, al fine di sentirsi sicura, è stata quella di ritornare a succhiarsi il pollice. Non si attribuisca nessuna colpa e sia serena, il succhiare il pollice scomparirà col tempo. Scomparirà ad una condizione: che lei non continui ad essere così presente e protettiva nei confronti di sua figlia, non permettendole, così, di "crescere".Cordiali saluti. Dott.ssa Rosalia Cipollina

lunedì, settembre 04, 2006

SCELTE DIFFICILI

luca N° di riferimento: 767371732 Età: 34 Salve Le scrivo per sottoporLe un problema che mi trovo per la prima volta ad affrontare e dalla quale soluzione può dipendere il mio futuro.
Sono un ragazzo di 34 anni, sposato da tre con una ragazza conosciuta nove anni
fa. Sono un militare di carriera in aspettativa in quanto in questo momento sto svolgendo un dottorato di ricerca in fisica. Ho deciso dopo varie pressioni nell'ambiente che mi circonda, famiglia e amici, a rivolgermi per la prima volta ad uno psicologo per cercare di trovare una spiegazione e quindi una soluzione in un momento particolarmente critico della mia vita, ad un problema caratteriale esistente da sempre. Io sono un ragazzo che ha avuto sempre tantissimi interessi nella vita. Per gli amici sono una persona dai ritmi insostenibili, sport, viaggi, hobby, tanto che nessuno riesce a starmi dietro.
Questa vivacità è però sicuramente legata ad una fragilità ed ad una irrequietezza di fondo che mi fanno sentire la necessità di cercare in continuazione nuovi stimoli, nuove esperienze. Tutta la mia vita è stata quindi costellata da cambiamenti di interessi, di solito nel momento in cui, raggiunto un livello accettabile in una qualche disciplina, era necessario dare qualcosa in più che io non potevo o non riuscivo a dare. E questa impossibilità di raggiungere dei risultati migliori, questo bisogno di alzare sempre l'asticella fino ad un punto che non riuscivo a superare, mi faceva perdere interesse per la determinata cosa in favore di una nuova, da cui ricominciare da zero. Questo lato del mio carattere ha forti ripercussioni sui lati lavorativo ed affettivo. Da un punto di vista lavorativo sono entrato nelle forze armate dopo problemi all'università e sotto pressioni della mia famiglia. Ma, pur trovandomi abbastanza bene, sentivo e sento che non è il posto per me. Allora ho cercato un'alternativa che ho trovato, al momento, nell'esperienza all'università. Ma anche qui mi sono bloccato spaventato dalla necessità di dare un qualcosa che non penso di essere in grado di dare. Ed allora ho fatto e vinto il concorso SSIS per partecipare alla scuola di
insegnamento secondario posto che è tutt'ora congelato per incompatibilità burocratiche con il dottorato. Questo tenere i piedi su più staffe è una caratteristica che affronto, e qui vengono le note più dolenti, anche nel campo affettivo. Sono sposato con una ragazza di cui, in fondo, non non sono mai stato profondamente convinto. In realtà ho sempre apprezzato le sue doti di dolcezza ed attenzione nei miei confronti, che sono quelle che mi hanno fatto andare avanti nei momenti più difficili sia della mia vita in generale che in quella con lei, in particolare. Però ho sempre sentito questo disagio legato ad una insoddisfazione fisica e culturale del nostro rapporto. La mancanza quasi totale di esperienze prima di lei con altre ragazze ha certo comportato l'accettazione di questa situazione. Ed allora ho cercato in altre ragazze quello che lei non mi dava, tradendola fisicamente ma soprattutto psicologicamente, cioè provando forte interesse per altre ragazze, di solito mai ammesso a loro nè particolarmente corrisposto. Fino a che ho conosciuto una ragazza di 30 anni molto bella per la quale ho provato subito un forte interesse fisico e dalla quale ero corrisposto. Questa ragazza è però decisamente diversa da me e dalle ragazze per le quali ho provato interesse prima, pur avendo la mia stessa irrequietezza e voglia di fare tantissime cose. Una ragazza di cui ho anche un pò paura, così bella ed indipendente. Nel frattempo però ho messo incinta mia moglie che si trova ora al terzo mese di gravidanza. Con questa altra ragazza abbiamo deciso, più lei che io in realtà, di non vedersi nè sentirsi fino a che le situazione non si fosse chiarita: in pratica lasciare mia moglie per lei (un pò alla cieca visto che eravamo usciti solo poche volte) o restare con mia moglie. Nella confusione generale nella mia testa ho deciso di lasciare mia moglie, pur col figlio in arrivo, più che altro per forzare una situazione di disagio da cui capire la cosa giusta da fare. Ed infatti ancora, pur con molta sofferenza, non ho contattato l'altra ragazza.
Ed è a questo punto che ho deciso di rivolgermi a voi: come capire cosa voglio dalla vita, qual'è la mia strada, quale la mia dimensione? devo imparare ad accettare quello che ho o è giusto cercare sempre qualcosa di più? è un problema di maturità e di difficoltà nel prendermi le mie responsabilità, o sono state scelte non mie (lavoro e alla fine anche moglie, visto che non ero convinto) che ora devo affrontare tutte insieme?
Da domani (30/08/06) comincio una terapia con una psicologa presa a caso da un
elenco. Vorrei sapere, se potete, come la pensate e se è il caso di rivolgersi a psicologi, magari specializzati in problemi simili il mio. Non ho assolutamente esperienza in questo campo e non so bene come comportarmi. Vi ringrazio per la disponibilità
Mi permetta, ma anche la scelta di recarsi da una psicologa, potrebbe essere un modo di delegare ad altri le proprie decisioni e responsabilità, come purtroppo è avvenuto finora. Le decisioni per quanto dolorosissime possiamo prenderle solo da soli. Altrimenti rischiamo di continuare a vivere una vita che non è la nostra. Gli altri possono solo aiutare a fare un pò chiarezza. Inoltre per la sua problematica le consiglio di partecipare al forum:

SUPERARE LA MORTE DEL PADRE

federica N° di riferimento: 729630682 Età: 21 Neanche un anno fa ho perso mio nonno che amavo tanto e ora ho perso mio padre quasi da due settimane.l'ho visto morire d'infarto, ho visto i medici far di tutto per rianimarlo per più di un'ora sulla superstrada...non ce l'ha fatta...non è neanche arrivato in ospedale, proprio come suo padre aveva 50 anni,aveva già prenotato la crociera per i suoi bellissimi 25 anni di matrimonio...io sono figlia unica e lui per me era più un fratello maggiore che un padre: litigavamo sempre,lui era come un ragazzino che si divertiva a darmi fastidio per farmi arrabbiare,o per attirare la mia attenzione...io lo consideravo un amico..il mio orsetto..ma lui non lo sa..io sempre dure mai dolce...in fondo avevamo lo stesso carattere,non riesco ad esprimere le mie emozioni;glie ne dicevo di tutti i colori ma guai a chi me lo toccava,buono generoso, altruista, allegro, casinaro, chicchierone, onesto...il mio idolo,il mio amore.la mia è sempre stata una famiglia molto unita,due genitori che vivevano in simbiosi,che si amavano tanto,che viaggiavano che si sono fatti in quattro per me con tanti sacrifici che mi hanno dato dei valori veri. ora però ho perso una parte di me. solo quando è morto sono riuscita a dirgli quanto l'amavo.all'improvviso l'ho perso e non ho fatto in tempo a dirgli nulla di tutto ciò che avrei dovuto dirgli quando era con me.mi sento una pazza,sto male fisicamente,non riesco a stare vicino a mia madre,non riesco a far uscire tutto il dolore che sento.da un po' sono cambiata ,cerco di razionalizzare tutto quello che mi succede,e non mi sfogo,in nessun modo,non ci riesco..io lo so che è morto ma c'è una parte di me che non la vede così,che crede che sia andato a fare un viaggio e che tornerà...a volte mi stacco cosi tanto da me stessa che penso a tutto questo senza provare nulla,altre volte sto così male che anche il fisico mi abbandona...sono arrabbiata...quando era in obitorio e vedevo e sentivo i miei parenti e comunque gli altri urlare piangeree stargli addosso avevo voglia di cacciarli tutti ,non potevo sopportare che lo toccassero e che mi toccassero.vivo da un po'con il mio ragazzo che mio padre amava come un figlio nella mia seconda casa che sta a 100 metri da quella dei miei e non riesco a parlare nenache con lui che da me pretende chissà cosa..che mi riprenda,chereagisca..io lo sto facendo,io ci sto provando,von tutte le mie forze ma ho paura che un giorno non riuscirò a più a sopportare tutto questo da sola.è come se fossi pazza,per la minima cosa me la prendo tanto,altre volte sono calma,altre volte piango ma di rado..e a volte provo dei sensi di colpa proprio per questo.mi sento sola.sento che nessuno puo capirmi,ne aiutarmi perchè la forza posso tovarla solo dentro di me...ma io non risco più a analizzarmi.prima penso una cosa e poi l'esatto opposto.mi sento persa,sono preoccupata per mia mamma eppure non sopporto che lei mi abbracci...io non so cosa mi stia accadendo..so solo che non sono più la stessa.prenso che se quel giorno avessi insistito per fare i pomodori al fresco e non sotto il sole,o che se l'avessi aiutato di più ,o che se i medici non fossero stati mezz'ora sotto casa,o che se se ne fossero accorti prima,o che se io ero ancora li...o magari se appena averlo visto che lo spogliavano sul water io gli avessi detto qualcosa..invece ho fatto la forte per non creare panico...e lui ora si ricorderà di me che come al solito non gli ho dimostrato il mio amore, neanche in quel momento.lui non saprà mai quanto l'amavo quanto ero fiera di avere un papà come lui.so solo che vorrei solo morire perchè è morta la parte più bella di me.federica
Federica lei sta attraversando quelle che sono alcune delle fasi del dolore per la morte di una persona cara.
A tratti tendi a negare la morte di tuo padre. E' un meccanismo di difesa che ti permette di attenuare l’acuto dolore iniziale.
Tendi ad autorecriminare su azioni che si sarebbero potute compiere per evitare o ritardare il lutto. Se ci fossimo rivolti al medico prima, se avessimo richiesto l’intervento di altri specialisti, in altre strutture…
Attraversi una leggera fase depressiva provocata dal lutto. La durata di questa fase varia da alcune settimane e sei mesi. Le manifestazioni più tipiche sono umore depresso, sentimenti di tristezza, inappetenza, crisi di pianto, agitazione e scarsa concentrazione. La maggior parte delle persone ha la sensazione che il defunto sia in qualche modo ancora presente.
Ti manca la fase finale: Accettazione. Dopo aver attraversato le varie fasi di depressione, dovresti tentare di tornare alla normalità. La durata di questa fase è variabile e non tutti riescono a raggiungerla. La variabilità dipende da vari elementi: la maniera in cui si è persa la persona cara, improvvisa o meno, dal livello d'attaccamento, da precedenti lutti. Nel tuo caso sono presenti vari elementi che amplificano e prolungano il tuo dolore. Sfoga pure, non reprimere i tuoi sentimenti, piangi tutte le volte che vuoi e sopratutto, cerca il conforto ed il sostegno delle persone che ti sono ancora vicine e ti vogliono bene. Cordiali saluti.