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mercoledì, ottobre 22, 2008

MOLESTIE ED AUTOLESIONISMO

Salve,vorrei un consiglio o un parere di un esperto sulla mia situazione. Sono una ragazza di 19 anni e quando ne avevo 15 sono stata molestata da un parente (queste molestie sono continuate fino all'età di 18 anni). Per il forte senso di colpa che provavo ho cominciato a tagliarmi e a colpirmi violentemente, mi sono fatta aiutare da una psicologa, ma lo ammetto, non è servito a molto. Quando ho deciso di parlare ai miei genitori di queste molestie (avevo 18 anni) non ho avuto la reazione che mi aspettavo, infatti mia madre mi ha incolpata dicendo che la colpa era mia perchè ero stata io a "provocarlo", Adesso, anche se è passato molto tempo, e non vedo più il mio aggressore, ho comunque molti problemi: sono molto ansiosa, non sono mai stata fidanzata con nessuno perchè ho una paura terribile di essere toccata da un maschio, ho avuto degli attacchi di panico e spesso mi sento molto triste, una tristezza che può durare per giorni, sono infelice, mi sento abbandonata da tutti, (anche dalla mia psicologa a cui, essendo una ragazza molto sensibile, mi ero molto attaccata e soffro anche perchè non posso più vederla) e spesso mi viene in mente che l'autolesionismo sia la migliore soluzione a tutto e che almeno starei bene per un pò, inoltre, mi sento ancora in colpa per essere stata molestata, non ho amici con cui parlare di queste cose così intime.. e spesso penso che nessuno avrebbe piacere ad ascoltarmi, o comunque ho paura di essere giudicata. vi prego aiutatemi.
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Cara diciannovenne, é sicuramente una situazione difficile quella che tu vivi e ci racconti.
Non é facile convivere con la sofferenza di aver subito delle molestie, ancora di più quando queste arrivano da parenti e persone a noi vicine, che per natura dovrebbero essere le prime a proteggerci e fare in modo che non ci succeda nulla di male. Comprendo anche il tuo dolore per la colpevolizzazione a cui ti hanno sottoposta le persone a cui avevi raccontati l’accaduto. Purtroppo succede che quando una figlia racconta al genitore quanto accaduto, il genitore, invece di esere comprensivo e accogliente, diventi accusatorio.
Questo comportamento presumo sia da imputarsi (non é una giustificazione) ad un senso di fallimento del proprio ruolo: io, genitore, che avrei dovuto accorgermi e proteggerti, non l’ho fatto, questo significherebbe che non sono stato un buon genitore. E' meno doloroso quindi attribuire la colpa a te, perché così facendo sposto il polo d’attenzione su una tua “volontà” e non su una mia “inadeguatezza”. Inoltre, se dico che tu lo volevi, significa che tu non hai sofferto per ciò che è successo. E ogni genitore vorrebbe che il figlio non soffrisse mai. Ma nonostante queste manovre difensive (il genitore si difende dal dolore di sapere che il figlio ha sofferto e dal senso di colpa per non averlo saputo proteggere) , è chiaro che le cose non stanno così. E’ chiaro che non é colpa tua se é successo quanto é successo. Però la cronaca é piena di queste forme di distorsione delle colpe. Guarda qualunque episodio di violenza: si sente quasi sempre attribuire la colpa alla vittime. Si era vestita troppo succinta, passeggiava in una zona buia, e via discorrendo.
Ma se anche (ammesso e non concesso), tu avessi voluto davvero, come dice tua mamma, quelle attenzioni da parte del tuo molestatore, se anche gliele avessi richieste implorandolo, tu eri una ragazzina, una minorenne e questo significa che avrebbe comunque dovuto essere lui a porre un freno a queste tue richieste.
E’ evidente che non puoi continuare a vivere in questa situazione, con il senso di colpa di quello che é successo e soprattutto con la sensazione di non essere capita e venir accusata ingiustamente. In questo momento é importante che tu possa sentire che qualcuno ti é vicino, che ti capisce e che ti ascolta. Io ti suggerisco pertanto di rivolgerti ad un terapeuta che conduca terapie di gruppo (ce ne sono anche all’Asl di appartenenza, ma purtroppo spesso i tempi si allungano). Questa scelta é deriva da due motivazioni importanti: 1. parlare in un gruppo é catartico, il gruppo ti sostiene e ti sprona ad aprirti e sa darti accoglienza e sostegno in proporzione anche alla numerosità delle persone presenti (di solito una decina). 2. In una terapia di gruppo é meno facile che si sviluppi una relazione troppo stretta con il terapeuta (come hai riferito tu) poiché l’investimento emotivo é distribuito su più persone.
Vedrai che quando inizierai a poter parlare del tuo dolore e a trovare accoglimento, man mano si ridurranno i comportamenti autolesivi e la paura del contatto fisico.Un augurio di cuore
Dott.ssa Cristina Gugliermetti

DEPRESSIONE DOPO ABORTO

monica Età: 25 La mia vita insignificante è iniziata 4 anni fa quando ho fatto una interruzione volontaria di gravidanza affrontando questo e soprattutto il dopo completamente da sola. NN ne ho mai parlato con nessuno perchè me ne vergogno e soprattutto so quanto dolore provocherei ai miei genitori. Mi sono tenuta tutto dentro, pensando che anche stavolta sarei riuscita a superare tutto da sola. Ma così non è stato. é iniziato il periodo più brutto della mia vita:pianti ogni giorno, incubi, tanti pensierinegativi,un annientarmi giorno per giorno non riuscendo più a trovare la forza di reagire. Ho perso entusiasmo, gioia per la vita e anche per i miei studi universitari. nn sono più riuscita a dare esami perchè ho perso ogni forma di fiducia e di autostima. ero una studentessa modella, sempre con voti alti, dedita allo studio, a svolgere con grande responsabilità i miei doveri di figlia. ed ora sono infinitamente delusa di me stessa e nn immagino quella che darò ai miei genitori quando sapranno che in qst anni la mia carrierauniversitaria nn è andata avanti. Dopo 4anni solo ora avverto il bisogno di abbattere questa mia solitudine e poter parlare con qualcuno avendo però prima la certezza che le persone che mi vogliono bene continuino a farlo anche dopo avere saputo che in quetsi 4 anni nn ho fatto che recitare il ruolo della filia modello che ero in passato.Nn nascondo che in questo periodo ho pensato a come potessi togliermi la vita per poter porre finalmente fine a tutta questa sofferenza a tutto queato grigiore questo vuoto che mi impedisce di avere qualsiasi tipo di emozione anche solo piangere.a volte però tra queste follie suicide spunta una gran voglia di stare bene,di riprendere i miei studi realizzare il mio sogno di essere medico e e poter essere di nuovo fiera di me stessa per avercela fatta ancora una volta a fare di un dolore così grande la forza per andare avanti e poterguardare al futuro e ricominciare a sognare. poi ad un tratto ripiombo nell'angoscia nel pensare che nn sono in grado di farcela nel pensare che nella vita nn sono più in grado di fare niente nel pensare che nn ho niente che cn questo mio stato d'animo non ho fatto altro che rovinare oltre la mia vita anche la mia storia. ho un enorme senso di colpa nn solo nei confronti di me stessa ma anche e soprattutto nei confronti delle persone che amo perchè se posso sopportare la mia infelicità, nn possso sopportare quella delle persone che amo perkè nn hanno fatto nulla per meritarsi quetso. oggi credo che sia stat colpa mia nel non rendermi subito conto che quello che i stava succedendo era più grande di me e nn potevo farcela da sola ma avevo bisogno di aiuto.questi 4anni però nn posso più riaverli per cambiarne il decorso, posso solo prendere atto della mia sconfitta del mio fallimento e ripartire da quì per potermi dire finaòmente di avercela fatta a rialzarmi a ripartire a riprendere in mano la mia vita più forte di prima ad avere di nuovo degli obiettivi ad avre la forza di raggiungerli e diventare una persona più forte.vorrei tanto poter sorridere di nuovo ma nnso da che parte iniziare...La prego ,mi aiuti!
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Cara Monica,
la tristezza che descrivi, la sensazione di non poter più andare avanti, il timore di aver deluso tutte le persone più care e soprattutto, i pensieri di porre fine in modo violento a tutto questo fanno supporre che tu stia attraversando un momento di depressione.
Ritieni che l’inizio di questa tua sofferenza sia da attribuire all’interruzione di gravidanza, però poi non fai cenni ad un desiderio di maternità, questo mi fa supporre che il tuo dolore non derivi tanto dall’evento in sé, ma da ciò che una scelta di questo tipo rappresenta per te: il fallimento della figlia-perfetta.
Più volte parli del dolore che daresti ai tuoi cari e del tuo tentativo di ripararli da questo, al punto di “sacrificare” i tuoi veri sentimenti di questi ultimi anni (tristezza, dolore, paura) fingendo che le cose vadano comunque bene.
Mi domando: che cosa ti spaventa di più? Farli soffrire per un aborto, oppure per la perdita di quell’ideale di figlia che si erano creati?
Ma soprattutto: se lo sono davvero creato questo ideale, oppure é un ideale tuo, che rifletti su di loro? Raramente i genitori credono nella perfezione dei figli; anche se raccontano, parlando della prole, di gesta mirabolanti e di virtù monacali, spesso sono loro i primi a sapere che la realtà sta nel giusto mezzo.
Inoltre, se tu provassi a parlare loro (di quello che credi che potrebbero accogliere: se temi che l’aborto sia un argomento troppo forte potresti provare a confidarti sulle vicende scolastiche) potrebbe essere loro di aiuto a conoscerti meglio, non come la figlia perfetta a cui tu aneli (e in cui loro magari sperano), ma come la loro figlia reale, con la sua storia personale fatta di successi e di sconfitte. Io credo che tu abbia bisogno innanzitutto di cominciare ad accettare la tua “fallibilità”, la tua imperfezione, prima ancora di poterla “rivelare” agli altri.E’ un percorso che prima o poi dovrai fare, non si può rimanere su un piedistallo per una vita intera.
Dott.ssa Cristina Gugliermetti

sabato, ottobre 18, 2008

PAURA DELL'ASILO NIDO

Buongiorno, mi chiamo FABIO,
Abbiamo una bimba di 25 mesi. Entrambi i genitori lavorano percui la piccola va al nido dalle 7.30 alle 17.00. Di solito la accompagno e la vado a riprendere io che sono il papà. Premetto che non c'è mai andata molto volentieri, ma ultimamente son dovuto correre a riprenderla perché aveva cominciato a piangere e non riuscivano a consolarla in nessun modo. Da quel momento abbiamo notato un aumento generale della paura di qualsiasi cosa (rumori forti, altri bimbi che schiamazzano, persone diverse dal papà e la mamma) ed un forte attaccamento alla mamma. In passato, invece, capitava sovente che la piccola rifiutasse la mamma (quando non è al nido, è quasi sempre con me: io le faccio il bagnetto, la metto a nanna, etc) anche con atteggiamenti "violenti" (spinte, schiaffi) ai quali la mamma reagisce con frasi tipo "allora stai con il papà, la mamma va via!". Sebbene quando ci avviciniamo al vialetto di ingresso del nido, lei comincia a lamentarsi, abbiamo continuato a portarcela lasciandola solo la mattina. Il pomeriggio resta con me, che ho più facilità a star via dal lavoro. Al nido non sta volentieri con gli altri bimbi, ma solo con la maestra più anziana. Tuttavia non vedo miglioramenti. Ieri notte, dopo un'ennesima "lite" con la mamma per mettere il pigiama, si è svegliata più volte piangendo ed oggi non sono riuscito a lasciarla al nido per più di un'ora. La mamma crede che sia successo qualcosa al nido che l'abbia spaventata, io invece credo che la piccola senta il bisogno di stare di più con la mamma e forse la garanzia che la mamma non "vada via" e la lasci. Cosa possiamo fare?
Grazie, per l'attenzione che Vorrete rivolgerci,
Cordiali saluti,
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Salve Fabio, è probabile che dietro la sofferenza di sua figlia ci sia il timore dell'abbandono e della separazione dalla figura materna unitamente a qualche episodio che si è verificato nell'asilo nido. Quest'ultimo essere stato la miccia che ha fatto riaffiorare la paura della separazione. Servirebbe un colloquio più approfondito con le insegnanti. Cordiali saluti
Dott.ssa Rosalia Cipollina

INSONNIA REATTIVA

Roberto Età: 18 Salve Dottore, sono Roberto ho 18 anni e vorrei parlarle di un problema che si ripete ormai da circa 20 giorni. Infatti è proprio precedentemente a tal periodo che nasce la mia insonnia. Un mio amico mise in giro che una ragazza che gli avevo presentato non lo graziasse di tanta confidenza perchè io la spingevo verso di me e quindi lontano da lui. Tali confidenze espresse ad amici intimi erano completamente infondate, giacchè lei è la mia amante da mesi ed ogni rifiuto che lei dava a lui era legato oltre al disinteresse di lei verso di lui, ma anche dal rapporto sempre più solido che c'è tra me e lei. Tuttavia i miei amici cominciarono a guardarmi con un altro occhio, soprattutto quelli che conoscevo da poco. Presi il comportamento del mio amico (ormai ex) come un atto di pura malignità per non ammettere che una ragazza (già mia) voleva me e non lui (possessore di un idea molto alta di sè che si permise di esporre in chat con lei, con frasi del tipo "perchè forse è meglio lui di me?"), come se questa cosa lo segnasse nell'orgoglio. In una sera d'estate ne conseguì un'accesa discussione, lui mi si scaglia contro quasi a volermi strappare la maglietta. Da lì ne conseguono spintoni ma soprattutto insulti detti ad alta voce di fronte a tutto il gruppo, tutti però indirizzati alla mia persona. Come mi è solito, oltre ad evitare di mettersi le mani addosso, manifesto la mia superiorità sorridendo o magari rimanendo indifferente, senza rispondere alle offese. Cosa che non è sembrata funzionare di notte,prima di andare a dormire. Quando i pensieri prendono il largo si passa tutta la notte a pensare che forse quella sera avrei dovuto scompormi e dargli la lezione che si sarebbe meritato da tempo; forse anche la rabbia per non aver reagito con rabbia quella sera mi tiene sveglio e penso: a cosa fare, a come reagire con tutto il gruppo che non ha fatto niente per emarginare o far notare che fra amici di lunga data certe cose non devono succedere; capire anche solo se come mi sono comportato ha declinato la mia figura agli occhi degli amici. La mia forza che risiede nel mio orgoglio mi porterebbe anche ad evitarli per sempre, ma ogni sabato ci si rincontra e si ripassa del tempo...Confesso di essere un ragazzo al quanto brillante che non è capace di sorvolare su niente dotato di forte razionalità, e che forse il più delle volte provoca invidia. Amo l'ambiente della medicina e vorrei avere molta più serenità e riposo per cominciare a studiarla seriamente (tra l'altro sono le 3 di notte), sono certo che un professionista come lei mi possa aiutare a ritrovare il giusto equilibrio ed il giusto sonno. RingrazioAnticipatamente
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Caro Roberto,
capisco che in questo momento tu non riesca a riposare serenamente a causa di questa situazione tesa tra te e il tuo gruppo.
Tuttavia, ho anche un po’ l’impressione che questa situazione si inserisca in un momento più ampio di tensione (lo studio? non é chiaro) e che sia questo il motivo per cui non riesci a distogliere il pensiero da questi eventi durante la notte.
Cerco di spiegarmi meglio: tu dici che di notte continui a ripensare a ciò che é successo, arrabbiandoti con te stesso per non aver dato al tuo amico “la giusta lezione”.
Mi pare di capire quindi che la rimuginazione ti assale proprio quando la razionalità allenta un po’ la sua presa e le emozioni prendono il sopravvento.
E’ come se le energie che di giorno sono impegnate nel mantenere questo tuo modo di essere (citando dalla tua lettera) “sono dotato di forte razionalità, non sono capace di sorvolare su niente”, di notte cedessero e ti permettessero di provare emozioni.
E’ come se solo di notte potessi prenderti cura della rabbia, della tristezza (per la situazione che si é creata con gli amici), del senso di impotenza per non aver fatto niente.
Di giorno no. Di giorno c’é la razionalità. C’é il ragazzo “alquanto brillante che forse il più delle volte provoca invidia”.
Dalla tua lettera emerge che tu hai un’alta considerazione di te stesso, vorresti che anche gli altri l’avessero e quando ti viene negata ti arrabbi con loro e li allontani.
Fantasticando magari di “dargli la giusta lezione”.
Ma una lezione per fargli capire cosa? Che non deve interessarsi a una ragazza interessata a te e a cui sei interessato anche tu ? (ma lui lo sapeva della vostra relazione?) Oppure che non deve confidare a degli amici i suoi sospetti? O ancora, perché pretende di aver ragione in tutto questo? O forse perché non ti sta dando il rispetto e la stima che meriti?
Ci sono anche dei punti che non sono chiari, in cui tu non spieghi se i tuoi amici ( e soprattuto il tuo amico in particolare) erano al corrente della tua relazione con questa ragazza.
La vostra é una relazione clandestina? Se é una relazione clandestina, perché presentarla ai tuoi amici? Anzi..perché presentarla a quel tuo amico e lasciare che lui si interessasse a lei, senza avvertirlo che eri già interessato tu?
Vorrei provare a farti “sentire” come può suonare quello che hai raccontato, così da mostrarti un punto di vista alternativo (non quello giusto, intendiamoci) che potrebbe aiutarti a comprendere meglio il modo in cui ti sei posto (e forse in cui ti poni anche nelle realzioni???). Molto probabilmente leggendo le prossime righe proverai rabbia e la sensazione di non essere compreso: é proprio quello su cui vorrei che tu ti soffermassi.
Dunque.
Semplificando estremamente la tua lettera sembra che tu dica “siccome io sono superiore, (e non temo rivali) ti presento la ragazza con cui esco, ben sapendo che lei non si interesserà a te; ma non te lo dico, così tu ti illudi, ti arrabbi con me e io infine suscito la tua invidia. Dopo aver lasciato che si creasse questa situazione scomoda, invece di chiarire e scusarmi con chi ho messo in mezzo, mi arrabbio quando lui protesta per questa situazione. Per giunta, sentendomi nel giusto, mi arrabbio con me stesso per non avergli dato la giusta lezione.”
Chiedo scusa per aver semplificato così tanto, ma era necessario per focalizzare alcuni punti.
1. Il tuo amico si é interessato a una ragazza (legittimo).
2. Lei é la tua ragazza (legittimo)
3. Voi non lo dite (legittimo in alcuni casi, in questo caso, quando la situazione diventava critica era necessario dirlo)
4. Lui trae delle conclusioni sbagliate (legittimo)
5. Lui se ne lamenta con amici intimi (legittimo)

Quindi, non sarebbe stato più semplice chiarire tutto fin dal principio?
Anche se la relazione tra te e la tua ragazza fosse stata clandestina, avresti potuto comunque dire che eri interessato tu a lei e fare in modo che il tuo amico non se ne interessasse.
Invece si crea una situazione antipatica in cui ci sono incomprensioni, sospetti, invidia.
Però chiariamoci bene, le situazioni le creiamo noi, con i nostri gesti e le nostre parole.
Tutto questo si sarebbe potuto evitare, avendo accortezza, nelle nostre azioni, per i sentimenti degli altri.
Il pensiero che dovrebbe non farti dormire, non dovrebbe essere “perché non mi sono scomposto e non gli ho dato una lezione”, ma piuttosto “perché siamo arrivati a questo? perché due amici parlano due linguaggi diversi e non si capiscono?” e soprattutto “cosa posso fare per rimediare a questo strappo che si é creato?”.
A volte provare a vedere la situazione con gli occhi degli altri può aiutarci a esser loro più vicini e a comprendersi meglio.
In tutto questo non sto dando ragione né torto a nessuno. Anche il tuo amico avrebbe potuto domandarti cosa stava succedendo anziché lamentarsene con gli amici.
Come vedi, la ragione e il torto non stanno mai da un lato solo. Però possiamo cercare di arginare le incomprensioni parlando con l’altro e mettendosi in condizione di confrontarsi.
Se riuscirai a confrontarti col tuo amico, anziché affrontarlo come in una sfida, se farai il primo passo verso di lui, anche il gruppo se ne accorgerà e capirà che ci tieni davvero a loro, perché non butterai via tutto per orgoglio o per mostrarti superiore.
Ricorda che la vera forza non sta nell’avere sempre ragione, ma nell’ammettere di poter aver torto. O quanto meno, nel confrontarsi per capire cosa induce l’altro a crederci nel torto. Essere flessibile verso l’altro é ciò che ci rende forti.Ti faccio i miei migliori auguri affinchè questa situazione si risolva nel modo migliore e tu possa così recuperare serenità e di conseguenza sonno prezioso.
Dott.ssa Cristina Gugliermetti

INSODDISFAZIONE SESSUALE

csillag Età: 23 Io o 23 ANI SONO MAMA DI QUASI 5 ANI LAVORO A TEMPO PIENISIMO ANCHE STO FUORI DI CASA 12 ORE AL GIORNO PER SEI GIORNI ALLA SETTIMANA. MIO COMPAGNIO SESSUALMENTE E MOLTO FOCOSO LUI LO FAREBBE OVUNQUE E IN QUALSIASI MOMENTO MA IL PROBLEMA SONO IO .NON TROVO PIU PIACERRE DI FARE SESSO CON LUI PER ME DENTRO CASA E COME SE FOSSE 1 SEMPLICE UOMO NON MI ATTIRA POI PER QUESTO MOTIVO IO ANCHE LO TRADITO 1 SOLA VOLTA CON 1 UOMO MOLTO PIU GRANDE DI ME CON 20 ANNI SONO STATA BENISSIMO A RIUSCITO A SODISFARMI COME NON A FATTO IL MIO COMPAGNIO IN 7 ANI.PERO CON IL FATO CHE IO SONO TROPPO FUORI POI DA LI PARTONO LE VARIE LITI PER DEI STUPIDAGINI. POI RIESCE A FERIRMI COSI TANTO CON LE SUE PAROLE CHE POI E NORMALE CHE NON TI VA DI AVERE UNA VITA SESSUALE PIACEVOLE E PER QUESTO MOTIVO NON RIESCO A LASCIARMI ANDARE COME UN VOLTA .MAGARI E UN PROBLEMA PER MANCANZA DI AMORE MA IO CON LUI NON RIESCO A PARLARNE PERCHE MI SENTO 1 ESTRANEO NON MI DA QUELLA SIGUREZA CHE SE IO PARLO CON LUI SI POSSA RISOLVERE TUTTO .LUI FORSE A CAPITO CHE IO LO AVEVO TRADITO MA A FATTO FINTA DI NIETE .IO IN SETTE ANNI DI VITA SESSUALE SE SONO STATA BENE 2 VOLTE E TANTO TUTTO IL RESTO FATTO PERIL SUO PIACERE MA DA UN PO DI TEMPO CHE O PRESO 1 DECIZIONE CHE BASTA... SEMBRO CHE LE MIE GAMBE SONO SOLO LE PORTE DI UN ARMADIO CE APRI E FAI QUELLO CHE VOI POI LI RI CHIUDI COME PRIMA NIENTE FOSSE. MA 1 DONNA A PURE BISOGNIO DI COCOLE BACI QUALCHE CENA FUORI BELLE PAROLE . IO NON SO CHE DEVOFARE ADESSO PERCHE SONO MOLTO DEPRESSA PER VARIE MOTIVI LAVORATIVI E VARIE PROBLEMI DALLA VITA MA FORSE ARRIVATO DI CERCARE QUALCUNO CHE TI DIA PIACERE IN TUTTO QUELLO CHE FAI. GRAZIE
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Cara 23enne,
le tue parole sono molto belle.
Hai ragione quando dici che meriti di avere il piacere di cui hai bisogno, di cui ogni essere umano ha bisogno. Le tue domande sono legittime.
Forse il problema tu ce l’hai molto più chiaro di quanto vuoi ammettere.
Parli di mancanza di comunicazione con tuo marito e ammetti che forse oltre a quella c’é una mancanza ancora più grave: quella di amore.
Da quello che scrivi sembra che nache quando provi a parlare le tue parole cadano nel vuoto, o peggio, scatenino in lui la rabbia e l’aggressività. Questo chiaramente concede poco spazio alla coppia, al formarsi della confidenza e della complicità che in un rapporto di fiducia e stima reciproca sono necessari. Che in un matrimonio sono necessari. Intendiamoci, esistono anche molti matrimoni in cui stima e fiducia non esistono e vanno avanti comunque una vita intera, ma c’é da domandarsi se é questo che tu vuoi dal tuo rapporto.
Se vuoi una vita fatta di incomprensioni, di poche parole dette con fatica e paura, di sesso distratto.
Sei molto giovane e già piena di responsabilità: un bambino, un lavoro molto pesante, un matrimonio poco soddisfacente.
Spesso quando si sceglie un partner in età così giovane come quando tu ti sei sposata, non rispecchia ciò che poi più avanti vorremmo. Quello che va bene a 18 anni, non necessariamente va ancora bene a 23, a 30 e così via. A volte le coppie riescono a crescere insieme, seguono un percorso di crescita comune che li tiene uniti e aiuta ad affrontare le difficoltà, anche con la comunicazione, la comprensione, la complicità.
Potrei dirti di cercare una consulenza per la coppia, ma solo tu puoi sapere quanto siete disposti (sia tu che lui) ad affrontare e a modificare i punti deboli del vostro rapporto.
Solo tu puoi sapere quanto é ancora possibile recuperare del tuo matrimonio (e del tuo amore per lui).
L’alternativa la sai già, lo dici tu stessa nella tua lettera, é proseguire il percorso da sola.
Dici di essere depressa, ma non specifichi quali credi siano le origini di questo tuo stato.
Il mio consiglio é di non prendere decisioni affrettate, perché se sei in un momento di depressione é possibile che tu stia vedendo le cose più nere di quanto siano.
E’ evidente che se la depressione deriva anche da questa situazione in casa, é giunto il momento di affrontare la cosa e valutare le possibili alternative.
Non é stato accennato nulla che riguardi il bambino.
Lui si accorge della situazione, anche se ha solo 5 anni.
Cerca di capire come la vive e se ti accorgi che ne soffre considera anche lui e i suoi sentimenti.
Se la situazione é recuperabile puoi parlargli, dicendogli ad esempio che la mamma e il papà a volte non vanno tanto d’accordo ma che si vogliono bene e che supereranno tutto insieme.
Se invece ti accorgi che la situazione é grave e irrecuperabile, ricorda che per un bambino é più doloroso vivere in una famiglia senza amore piuttosto che in una famiglia separata.
E’ importante che tu non faccia mai mancare la comunicazione con tuo figlio, per lui sarà rassicurante sapere che nonostante quello che sta succedendo la mamma gli parla, gli ricorda che gli vuole bene e che il suo rapporto con lei e con il papà non cambierà.
Stai attenta in questo a non dire mai a tuo figlio cose contro il papà, o dettagli che potrebbero turbarlo anche quando ne hai tanta voglia (tempo fa ho avuto una paziente che raccontava al bambino dettagli della vita sessuale del padre. Mi raccomando non farlo). Un vivo augurio che la tua vita diventi più soddisfacente, che tu decida o meno di rimanere con tuo marito.
Dott.ssa Cristina Gugliermetti

martedì, ottobre 14, 2008

HO INIZIATO A TAGLIARMI

amina Età: 17 Ho iniziato a tagliarmi a 13 anni ed ho smesso x 7 mesi quest inverno...ma poi ho ricominciato xkè il dolore ke avevo dentro era tnte la soddisfazione di vedere il sangue ke esce ankora di +...ok l'autelesionismo non è 1 cosa giusta, ma nn è peggio fumare? o drogarsi? ocorrere in macchina? tnt poi le ferite si richiudono...nn lo sò vorrei tnt riuscire a smettere,vorrei tnt non avrene voglia, ma sn trp confusa qualke consiglio??
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Cara Amina, hai ragione, tagliarsi é come una droga.
Lo fai, ti allevia un dolore, allora lo rifai e ancora e ancora.
Proprio come la droga esprime un disagio, un modo momentaneo per sfuggire alla realtà interna che ognuno di noi si porta dentro.
Quando soffriamo i comportamenti lesivi che possiamo scegliere sono davvero tanti ed é vero che, come dici tu, le ferite poi si rimarginano. Ma così facendo si rimarginano solo le ferite fisiche, mentre invece, la Ferita, quella con la F maiuscola, la ferita interna che ti fa soffrire, quella continua a rimanere. A questo punto la domanda é spontanea….perché non prendersi cura di quella ferita, anziché crearsene altre? Perché non iniziare a volersi un po’ bene?
Ci sono dolori che non é possibile eliminare, che non sono come i tagli, che poi guariscono, questo lo sappiamo.
Però prendersene cura, cercando di crescere costruendo le fondamenta di noi stessi attorno (non sopra) a quel dolore, é possibile e necessario.
In questa tua richiesta non parli del dolore che hai dentro e questo mi fa pensare che sia ancora troppo difficile e terribile per te da accettare.
Però, cara Amina, é qualcosa che non puoi semplicemente cancellare (temporaneamente, per qualche misero secondo) con una lama, cercando di andare avanti tra una ferita e l’altra. Il mio consiglio é di chiedere aiuto. Magari parlandone con qualcuno di cui sai di poterti fidare, inizialmente. Sappi che esistono dei Servizi anche nella tua ASL dedicati all’adolescenza, con ottimi psicologi che possono aiutarti a dare parola a quel dolore interno, che in questo momento tu riesci ad esprimere solo attraverso l’autolesione.
Chiedere il nostro aiuto qui nel web è stato già un primo passo e sono molto contenta che tu sia stata capace di farlo, significa che riconosci di avere un problema, anche se cerchi di sminuirne la portata.
Ora è necessario che tu prosegua questo tuo percorso in aiuto di te stessa.
Spero di riavere tue notizie.In bocca al lupo.
Dott.ssa Cristina Gugliermetti - Psicologa

mercoledì, ottobre 01, 2008

OSSESSIONE DA OMOSSESSUALITA'

Salve Dottore,
Vorrei esporle il mio problema che mi affligge da ben 4 mesi, preciso che io ho sedici anni. Ho quest'ossessione continua di essere omosessuale, e purtroppo conduco a tratti una vita bella, a tratti una vita piena d'ansia e pensieri. Fino ad ora la mia mia era una bella vita, fatta di ragazze e belle esperienze. Anche quest'estate, nonostante avessi questi pensieri fissi sono partito per un viaggio di due settimane, e durante questo viaggio sono uscito con parecchie ragazze, quasi liberandomi del pensiero, anche trovandomi in situazioni intime con ragazze e comportandomi da "normale eterosessuale" con una normalissima erezione. Anche ieri, per esempio, sono stato con la ragazza con la quale mi sto frequentando, e c'e' stato il momento di eccitamento tra noi due, io ero eccitato e ho avuto una normalissimo erezione. Fino a qui nulla di anormale. Ma il problema sorge appena mi distacco da qualunque ragazza, i pensieri e le ossessioni ritornano nella mia cameretta, e a volte non ce la faccio davvero ad andare avanti.

Mi trovo perfettamente con il racconto di un altro ragazzo sul suo sito che raccontava della sua ossessione da omosessualita', ho gli stessi sintomi, non posso guardare un po' di tv che faccio pensieri negativi, ma quando sto in compagnia o gruppo i pensieri scompaiono e mi comporto da normale eterosessuale, ma quando mi trovo da solo o a pensare sono assalito da quest' ossessione. Cosi' che ho deciso di fare una prova del nove per vedere se davvero c'e' questa mia omosessualita'. Ho guardato di proposito per la prima volta in vita mia delle scene di sesso omosessuale e non eccitandomi, perche' ero in completa ansia, semplicemente guardando la scena di sesso e non concentrandomi sui soggetti ho avuto un' erezione, stessa cosa mi succede se guardo scene di sesso femminili o etero. Mi dica lei cosa devo fare, come devo comportarmi, perche' la mia situazione sta diventando a tratti insostenibile, ci sono giorni che mi sento completamente etero ed altri che ho queste ossessioni. Pensandoci non mi piacerebbe avere un uomo al mio fianco ad un futuro matrimonio o fidanzamento o convivenza, ma le ossessioni e le situazioni continuano.
Spero che lei risponda. Grazie anticipatamente.
Cordiali Saluti

LA MIA NIPOTINA SI TOCCA LE PARTI INTIME

afrodite Età: 25 Salve a tutti, ho una nipotina di 5 anni,pochi giorni fa, entrando nella sua camera, l'ho vista che si toccava le sue parti intime. con molta cautela le ho chiesto cosa stesse facendo e lei mi ha risposto che faceva un gioco segreto. e mi ha anche detto di non dire niente alla mamma. sono terrorizzata, mi sembra piccola per esplorare gia' il suo corpo...e poi, perche' chiamarlo "gioco segreto"? la mia paura e' che questo gioco le sia stato insegnato da un adulto..logicamente ne ho parlato con i suoi genitori, siamo preoccupati!vorrei un consiglio ...grazie
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La invito a leggere il seguente articolo: http://www.iltuopsicologo.it/Masturbazione_infantile.asp
Dott.Rosalia Cipollina