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sabato, dicembre 25, 2010

SOFFRO D'ANSIA SOCIALE

Pollyanna Età: 37
Buonasera, le scrivo per questo: da quando avevo circa 20 anni ho cominciato a soffrire di ansia sociale, non ho mai frequentato compagnie di amici, sono quasi sempre stata fidanzata con qualcuno, e dietro ai questi fidanzamenti inconsciamente mi sono “nascosta” nel senso che con loro uscivo facevo le vacanze ecc.erano rapporti molto simbiotici in cui nn c’erano molti contatti con gli altri se nn coi parenti.con la mia famiglia ho pochi rapporti. Mio padre e' anziano ma e’ una persona vitale e in salute, per tutta la sua vita ha lavorato ed e’ stato poco in famiglia, viaggia spesso anche adesso, ed e’ poco affettuoso se nn quando vuole lui. Lui e’ stato un uomo di successo nel lavoro ed e’ sempre stato esigente con noi figlie per quanto riguardava gli studi e il lavoro.mia madre soffriva di disturbi mentali, era molto fragile, in alcuni momenti era allegra dolce, in altri momenti aveva degli accessi di rabbia in cui ci sgridava per un niente o momenti in cui era depressa. Nn sono mai riuscita a parlarle dei miei problemi perche’ lei nn era disponibile,nn voleva ascoltare i miei sfoghi perche’ la facevano soffrire. Ho due sorelle, una con cui mi sono sempre sentita un po’ inferiore, fin da piccola,e con cui caratterialmente siamo molto diverse: io sono indecisa, quando devo fare qualcosa ci penso e magari cambio idea mille volte, lei e’ molto determinata e sicura di se, e un altra a cui sono molto legata , l’unica persona della famiglia a cui mi sento veramente legata, ma si e’ trasferita a vivere lontano quindi ci vediamo poco. Mia madre e’ morta anni fa, con lei spesso mi sono sentita in colpa, pensando di averla delusa di nn essere stata come avrebbe voluto. Quando e’ morta ho sofferto molto, penso soprattutto per il rapporto che NON abbiamo avuto, e che nn avremmo piu potuto avere. Gli anni delle scuole sono stati un po turbolenti, io nn avevo una gran voglia di studiare, i miei genitori volevano che io studiassi, mi hanno bocciato il primo anno dopo ho frequentato un corso professionale e tra alti e bassi mi sono diplomata..in quegli anni ci sono state tante discussioni in famiglia.ora lavoro nel campo dell assistenza.
Io ho cercato in questi anni di risolvere i miei problemi che nn erano solo di ansia sociale, ma anche di insicurezza, di estremo bisogno di accontentare mio padre e mia sorella , ero molto dipendente dal loro giudizio e dal giudizio delle persone in generale. Sono stata da piu di uno psicoterapeuta, ma se questi percorsi mi hanno aiutata a sentirmi piu forte piu sicura, piu consapevole delle mie capacita’ e a liberarmi dalle dipendenze verso i miei famigliari, l’ansia sociale e ‘ rimasta.
Oggi la mia situazione e’ questa: lavoro da svariati anni in un ospedale, ho cambiato reparti, coi colleghi ho rapporti solo professionali nn li frequento al di fuori del lavoro, ho qualche amica intima che vedo ogni tanto,anche se molte sono sposate e hanno bimbi piccoli per cui sono meno presenti. Vivo da
qualche mese con il mio compagno che e' straniero. Nn sono innamorata ma gli voglio molto bene, lui in questi mesi e’ diventato un po’ la mia famiglia, quella famiglia che ho ma che nn sento vicina a me, ha riempito i vuoti.sto
bene con lui. Facciamo tante cose insieme, ma la vita sessuale e’ un disastro ovviamente. Lui vorrebbe stare con me con piu frequenza, io nn sento molta attrazione fisica per lui e quindi i rapporti sono pochi, possono anche passare 3, 4 settimane senza stare insieme. Lui soffre di questo e ultimamente e’ anche risentito, ieri abbiamo avuto una discussione tremenda. Poi in questo periodo abbiamo avuto anche problemi economici, di stress col lavoro ecc. per cui la sessualita’ e’ proprio in second o piano, mentre ho passato un periodo abbastanza lungo a casa dal lavoro qualche mese fa e stavamo meglio, stavamo insieme un po’ piu spesso rispetto ad adesso..
L ansia sociale ormai fa parte della mia personalita’, nel senso che se all’inizio avevo voglia di uscire e soffrivo a evitare le situazioni sociali, oggi sento che nn mi interessa piu, non ne sento il bisogno.mi piace molto leggere cucinare fare cose tranquille da sola, se no vedo le mie amiche che conosco da una vita e a cui voglio bene.
Ultimamente ho problemi al lavoro, nn voglio piu farlo, e’ troppo stressante e faticoso, vorrei lavorare solo qualche ora al giorno.forse questo dipende anche dal fatto che il lavoro in reparto comporta avere rapporti continui con medici parenti ecc ed e’ pesante alla lunga, ma nn voglio chiudermi dentro un guscio.
Nonostante i miei problemi, sono stata a vivere in un paese estero per un periodo, ed e’ stata un esperienza molto bella., mi ero anche innamorata di un ragazzo che viveva la’, la nostra storia e’ durata solo pochi mesi ma e’ stata bellissima. Adesso ho preso un periodo di fermo dal lavoro , vorrei cambiare  attivita'e staccare la spina. Vorrei anche andare a fare un esperienza di volontariato , questo per dire che e’ vero che questa ansia e’ stata invalidante e mi ha posto dei limiti dei confini (confini che ho posto io piano piano senza rendermene conto) magari nn vado furoi coi colleghi,dove comunque ci sono persone con cui nn mi sento a mio agio, ma nonostante tutto ho voglia di viaggiare fare esperienze di volontariato allargare per quanto mi e’ possibile, i miei orizzonti. nn ho piu voglia di fare questo lavoro perche’ con tutto quello che comporta, i turni massacranti ecc. mi ha letteralmente prosciugato.
Nn so cosa fare della mia vita..c’e’ tanta confusione dentro di me, a questo ragazzo sono molto legata..pero’ nn e’ l’amore della mia vita. C’’e un mio collega che mi piace,tra di noi nn ci sara’ mai niente pero’ spesso lo sogno, sogno che ci baciamo e stiamo insieme. E credo che questi sogni vogliano dirmi che ho bisogno di passione nella mia vita, passione che io in altri momenti ho provato. Passione nn solo per un uomo ma in senso piu generale passione nel lavoro,nelle relazioni, nel dedicarmi a un’ attivita’ ..
Ultimamente sto vivendo in modo spento,quest estate ho passato dei mesi veramente difficili, in cui piangevo sempre, ho aiutato il mio ragazzo in vari modi e i suoi famigliari,luglio e agosto ero sempre di corsa, mi sono stancata tanto e forse adesso sgto accusando le conseguenze di quel periodo.a volte vorrei solo rifugiarmi sotto alle coperte e dormire, in altri momenti sono cosi stressata che fantastico di prendere la macchina e scappare..lasciare un biglietto a tutti e sparire, andare in un altro paese, ricominciare con una vita diversa. Poi pero torno ad essere razionale e cerco di calmarmi e pensare a soluzioni concrete.quando penso a lasciare il mio ragazzo c’e’ qualcosa che mi frena mi blocca, e fermo anche lui,  ieri abbiamo litigato, lui ha minacciato di andarsene, ha fatto la valigia, io mi sono messa a piangere, e l’ho trattenuto. Non riesco a lasciarlo ma nemmeno ad amarlo come sarebbe giusto. E mi sento male, lui caratterialmente e’ molto dolce, premuroso pieno di attenzioni..
vorrei durante i prossimi mesi fare un viaggio da sola. Vorrei mettere un po’ di distanza tra di noi. Vorrei avere il coraggio e l onesta di parlargli sinceramente ma mi sento troppo vigliacca impaurita e confusa-
lei che consiglio mi darebbe in base a quello che le ho raccontato? Lei pensa che nonostante i miei problemi posso riuscire a trovare l’ equilibrio la serenita che mi mancano?secondo lei dovrei trovare il coraggio di porre fine alla mia relazione o chiedergli un momento di pausa? E poi le chiedo, si puo’ guarire dall ansia sociale, anche dopo tanti anni,o sara’ comunque sempre la ricerca di compromessi?( come credo). mi consiglierebbe di intraprendere una nuova psicoterapia, e se si di quale indirizzo?
Grazie mille per la sua risposta e mi scusi se mi sono dilungata troppo. Buona
serata.
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L'ansia sociale, come lei stessa afferma, fà parte della sua personalità e guarirne del tutto significa non accettare una parte di sè. La può smussare nei suoi aspetti più estremi ed al riguardo le consiglio una psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Saluti
Dott. Roberto Cavaliere

CONSEGUENZE DI UNA VIOLENZA

Maria Età: 18
Salve dottore, le scrivo per parlarle di un problema che non ho mai avuto il coraggio di affrontare nè con me stessa nè con altri.
L'anno scorso avevo una relazione stabile con un ragazzo, che insisteva molto per avere rapporti sessuali con me. Mi spingeva dicendo che era una cosa normale, che fanno tutti, ed assumeva atteggiamenti d'insofferenza e delusione quando rifiutavo, disprezzando le attenzioni che gli riservavo e le mie dimostrazioni d'affetto. Io non avevo mai avuto altre relazioni prima, e mi
sono detta che probabilmente era davvero normale, così mi sono sforzata di fare ciò che mi chiedeva come se fosse una medicina amara da prendere. Pensavo che se l'avessi accontentato in questo senso, avrei abbattuto la barriera che avvertivo tra me e lui, ed avrei potuto ottenere una relazione degna di questo nome. Naturalmente mi sbagliavo, ma allora mi sembrava la cosa più ragionevole da fare, così ho affrontato la situazione come ero in grado di fare: l'ho assecondato, senza arrivare mai all'atto della penetrazione, ma soddisfacendo le sue aspettative. Durante le prime occasioni, cercavo di convincermi che quello che facevo avrebbe davvero portato frutti, mentre, più avanti nel tempo, durante l'atto mi distaccavo mentalmente quanto più potevo. Generalmente, ero io che agivo per provocargli piacere, ma anche quando, sporadicamente, lui tentava di contraccambiare, non ho mai l'ho mai trovato piacevole, e provvo un fortissimo senso di colpa che mettevo a tacere in un modo o nell'altro con argomentazioni che all'epoca mi parevano razionali. Ho tentato svariate volte di chiudere la nostra relazione, ma ogni volta lui veniva da me piangendo, così io mi lasciavo convincere a tornare con lui, finchè un giorno, durante un nostro rapporto intimo, lui si è spinto troppo avanti, tentando di penetrarmi.
Io ho cercato di spingerlo via, ma lui ha continuato. Nell'accorgermi che non si sarebbe fermato, ho urlato e l'ho spinto via, rifugiandomi in un'altra stanza. Mi sono detta che non significava niente, che non ero sicuramente stata violentata, ed ho finto di dimenticare l'accaduto, ma la stessa situazione si è ripresentata poco tempo dopo. Ancora, sono riuscita a scappare, ma ho perso del sangue, cosa che prima non mi era capitata. Lui mi è corso dietro, dicendo che non dovevo preoccuparmi, che anche se mi si era rotto l'imene, dovevo stare tranquilla perchè saremmo stati insieme per sempre. Questa frase mi ha
suscitato orrore. Il giorno dopo non l'ho visto, ed ho deciso che non gli avrei più permesso niente del genere, che l'avrei lasciato, e che, nonostante fossi sicura di avere l'imene rotto, ero ancora vergine. Tutte le sere, quando andavo a letto, sentivo il punto in cui mi aveva penetrata e provavo un dolore identico a quello avvertito durante l'atto. La cosa che non riesco a capire, è che di giorno non pensavo assolutamente all'accaduto, e persino quando sono riuscita a lasciarlo, non mi sembrava di averlo fatto per ciò che era successo.
Per un periodo di tempo, più o meno per due mesi, ho completamente dimenticato il fatto, ma ora, a quasi un anno di distanza, continua a ripresentarmisi ogni volta che mi sdraio per dormire, e non riesco a prendere sonno se prima non mi ripeto che non sono stava violentata, e mi sento in colpa, pensando che alcune donne sono state sicuramente più svantaggiate di me: io potevo oppormi, ma non l'ho fatto al momento opportuno, e ciò mi rende, almeno in parte, colpevole.
Se avessi saputo autoconvincermi che questo non è mai successo, non avrei chiesto il suo aiuto, ma ogni sera il dolore in quell'esatto punto mi tormenta, perciò la prego di aiutarmi a fare chiarezza. Grazie.

HO PAURA DI AVERE DEI PROBLEMI MENTALI

Elisa Età: 25
Buona sera, non ho mai parlato con nessuno finora, ma in questo momento sento di avere seriamente bisogno d'aiuto.
Ho 25 anni e sono una persona molto sola. Non ho molti amici, anzi si possono contare sulle dita di una mano. Non ho mai avuto un ragazzo in tutta la mia vita e lo desidererei tanto. Soffro molto per questa mia condizione di solitudine, ma negli anni ho imparato a nasconderlo bene. Non voglio che le poche persone che mi sono vicine mi vedano come una persona per cui provare pietà o simile, e per questo motivo con loro mi comporto in maniera completamente opposta a quella che in realtà sono, o perlomeno per quanto riguarda alcune cose. E così faccio in modo che nessuno si renda conto di quanto avrei bisogno di una persona al mio fianco. Tutti mi conoscono come una ragazza molto razionale, poco incline ai sentimenti amorosi, fredda. Mentre invece quello che sento nel profondo di me è molto diverso. Nessuno sa che piango di fronte ad un film d'amore, o che fantastico di sposarmi e avere dei bambini, perchè io sempre affermato di non aver bisogno di tutto questo.
Il punto è che quando inizi ad avere una certa età e la tua vita non cambia, e si resta sempre soli, le amiche per quanto possono volerti bene, iniziano a guardati in maniera diversa, e io non voglio che sia così.
Sono molto timida, anzi direi in maniera esagerata.
Quando ero piccola spesso alcuni bambini mi prendevano in giro proprio per questo motivo, o mi allontanavano perchè i miei interessi non coincidevano con i loro. Sono sempre stata un poco diversa. Mi piaceva scrivere e disegnare, e crescendo queste due passioni si sono trasformate in amore per la letteratura e per l'arte. E così, in adolescenza le cose sono peggiorate: non sono stata più vittima di prese in giro, ma comunque trovare qualcuno che condividisse le mie stesse passioni e che non mi ritenesse una ragazza noiosa e antica, è stato davvero difficile.
Perciò ho sviluppato una paura delle persone che, mi rendo sempre più conto, mi sta portando un sacco di problemi relazionali.
Non so che cos'ho. Semplicemente mi vergogno.
Non mi piaccio fisicamente. Cercando di essere obiettiva posso dire di avere un bel corpo, sono magra nel giusto, porto una taglia 42, e ok, non ho un seno enorme ma quello davvero non è un problema. Per quanto riguarda il viso, beh, non sono proprio brutta, e se sistemo bene i capelli posso anche vedermi
carina, però so di non essere bella.
Se sono in giro e passando sento delle risatine e dei commenti strani, penso subito che siano riferiti a me. Ho una paura incredibile di non piacere.
Mi vergogno così tanto. Anche in relazione alla mia famiglia.
Ho dei cugini della mia stessa età o poco più piccoli e loro hanno una vita molto attiva, e soprattutto hanno già avuto molte relazioni, come giustamente è normale che sia in questa età.
E io me ne vergogno. Mi vergogno quando è Natale di stare li in mezzo a loro, con i miei zii che non fanno altro che fare battutine e io a 25 anni non ho ancora uno straccio di vita. Mi vergogno quando a mia madre chiedono di me e
lei deve rispondere che non sono fidanzata. Vorrei sparire.
Mi sento incredibilmente diversa e vorrei essere invece normale, come tutti.
Vorrei avere una vita normale.
Non so da dove iniziare.
Se chatto su internet con dei ragazzi mi fanno tanti complimenti, mi dicono spesso che sono speciale, e mi trattano davvero come vorrei essere trattata nella vita e dal vivo.
Ma appunto, è solo una realtà virtuale. Io non avrei mai il coraggio di mostrarmi, di mandare loro una foto e di incontrarli, perchè sicuramente non proverebbero nessuna attrazione per me e io ne soffrirei ancora di più.
Per combattere questa mia solitudine spesso mi rifugio in fantasie personali; ascolto della musica e immagino di avere tutto quello che non ho, e di essere importante per almeno una persona.
So che questo comportamento non è normale, solo che se non faccio neppure così allora non ho neanche la forza di alzarmi dal letto perchè mi sento questo peso addosso.
Sento un vuoto dentro che mi sta consumando.
Gli anni passano e per quanto nei momenti migliori mi sforzo di pensare che prima o poi cambierà qualcosa, che le cose belle accadono quando meno te l'aspetti, che anch'io avrò la mia possibilità di essere felice, non cambia mai niente.
La mia famiglia sembra non accorgersi di niente; crede che perchè mi mostro forte non abbia nessun tipo di problema.
Non so con chi parlare. Ho paura di avere dei problemi mentali seri.
Mi scusi per lo sfogo così lungo, ma è la prima volta in tutta la mia vita che racconto queste cose a qualcuno, ho sempre tenuto tutto dentro di me. La ringrazio, distinti saluti.
Elisa

ESOFAGITE PSICOSOMATICA ?

Elly elly 85 Età: 25
Gentile dottore, la mia migliore amica da due anni cura senza risultati una forma di esofagite con reflusso che le hanno diagnosticato. Ha fatto numerose
visite/ecografie/etc, ha preso medicine, omeopatia e rimedi erboristici,ma non cambia niente. Io, pur non essendo un'esperta, credo che la causa sia psicologica: tutto è cominciato quando ha trovato il suo attuale bravissimo ragazzo, si è laureata dopo un periodo stressante e è dimagrita diversi chili in seguito ad una dieta. Poi, iniziando a sentire dolori allo stomaco ha più o meno smesso di mangiare, lamenta stanchezza e non è più allegra come un tempo.
Sempre freddo, sempre nausea,... Il ragazzo e la famiglia le sono sempre intorno a dirle "poverina", io dopo due anni che la vedo così ho provato a domandarle se la "malattia" possa avere origini psicologiche. Lei pur ammettendo che la sua vita x molte cose non va (è preoccupata per il suo futuro, non riesce più a dare esami per la specialistica, vorrebbe cambiare facoltà, ha paura di non potersi fare una famiglia e non avere una casa tutta sua, etc...)non ne vuole sapere e quando tocco l'argomento si irrigidisce ripetendomi che in famiglia sua l'esofagite è ereditaria e deve solo imparare a conviverci. Intanto ora sta seguendo una dieta a base di mais e polpette che le ha impartito una dubbia nutrizionista brasiliana, ma la situazione è pressochè invariata...sabato ha avuto una crisi di pianto e io non so come aiutare la mia amica che per me è una sorella.... come posso fare? grazie dell'attenzione

domenica, novembre 14, 2010

SOGNO SEMPRE I MIEI GENITORI E LA LORO CASA

alice  Età: 22
Salve, sono una ragazza di 22 anni e mi sono da poco (3 mesi) andata a vivere da sola perchè con i miei genitori era una vita insostenibile. Da anni tra me e mia madre c'era incomprensione e rabbia accumulata indescrivibile poiché quando ebbi 16 anni circa mi innamorai di un amico di famiglia, molto bravo quanto ricco e mia madre progettò praticamente (proprio come se fossimo nel medioevo) le nostre nozze non appena io avessi finito gli studi delle superiori.
Nel frattempo però ci allontanammo perchè lui decise cosi, decise che io dovevo vivere la mia giovinezza e se era vero amore ci saremmo riincontrati e sposati in futuro.
Io naturalmente la presi malissimo, e il mio amore per lui si trasformò quasi in odio e sopratutto trasmettendomi sfiducia nel genere maschile.
Dopo ben 4 anni riuscii a riinnamorarmi, incontrando per caso in una discoteca un ragazzo, il quale mi chiese di uscire e con cui mi trovai molto bene tantè che ci fidanzammo quasi subito.
Ora sono fidanzata con questo ragazzo (Gianluca) da 2 anni, e nonostante alti e bassi più che normali in coppia, stiamo bene ma i miei genitori, sopratuttto mia madre non lo accetta tantè che dopo mille litigi e sopratutto mille stress addossatomi da loro, due mesi fa ho deciso di andarmene via, sia chiaro non a convivere con lui, ma a vivere da sola.
Mia madre non lo accetta perchè Gianluca è divorziato con una figlia, e contemporaneamente perchè è tornato il famoso amico di famiglia di cui ero innamorata pazza da adolescente, e mi ha chiesto di tornare a frequentarci, peccato però che nel rivederlo non ho provato nulla se non amarezza per quanto mi aveva fatto star male da “piccola”.....
Ora sto creando il mio equilibrio in casa da sola, sia sul piano organizzativo di avere una casa sia sul piano economico date le mille spese che si devono affrontare.
Psicologicamente sto bene e mi sento finalmente in pace e tranquillità, in settimana mi vengono a trovare le amiche di sera, e nel fine settimana si stabilizza da me Gianluca.
Lui vorrebbe stare li sempre, andare quindi a convivere, ma per me è presto e penso che ora sia meglio che mi prendo il mio tempo, i miei spazi, un po' di tranquillità.....
Fin qui tutto bene, se non che tutte le notti sogno i miei genitori... sogno camera mia in cui ci è andato a dormire mio padre (cosa succede veramente nella realtà) sogno di vedere il mio armadio o il mio letto spostato e queste cose mi danno tremendamente fastidio nel sogno, quando invece nella realtà non mi interessano perchè ormai possono fare ciò ke vogliono del vecchio arredamento di camera o del salotto o altro..... inoltre stanotte ho sognato che ero in cucina ed aiutavo mio padre a cucinare (cosa mai succesa nella realtà) e mia madre era arrabbiata con me e mi guardava gelosamente come se io volessi portargli via mio padre....... cmq ogni notte li sogno, o solo mia madre o entrambi, e ogni notte sogno di tornare in casa dei miei genitori per andare a trovarli e mi arrabbio o cmq ci sto male nel vedere che hanno modificato esteticamente le cose, gli oggetti, in tutta casa.
Questo è successo veramente, nel senso che io vado veramente a trovarli una volta al mese circa, e hanno veramente modificato alcune cose in casa, sopratutto in camera mia dato che ci va a dormire mio padre ora, però a me non fa niente, cioè non me ne frega niente perchè non sono cose mie, non sono arredamenti miei perchè sono tutte cose loro, che hanno acquistato loro e che io ho solo usato per 22 anni. Mi dà fastidio se qualcuno sposta o cambia
qualcosa in casa mia dove abito ora, ma non non quello che fanno o non fanno i miei genitori in casa loro.... Il problema è che cosi facendo non dormo bene, anzi dormo proprio malissimo da quasi 2 settimane perchè li sogno ogni notte e non so più che fare per non sognarli più o almeno riuscire a dormire serenamente una notte, dato che io interiormente mi sento serena e tranquilla.

CARATTERISTICHE DEL PENSIERO OSSESSIVO COMPULSIVO

Di seguito elenco una serie di caratteristiche che contraddistingue il pensiero ossessivo nel doc da quello basato su un normale piano di realtà. Perché si possa parlare di pensiero ossessivo non è necessario che siano presenti tutti i punti elencati ma la maggior parte.

1)Il livello di ansia. Il livello di ansia che accompagna il pensiero ossessivo è decisamente maggiore rispetto a quello che accompagna altri pensieri, anche oggettivamente più importanti. Ad esempio il pensiero "potrei essere o diventare omosessuale " comporta un livello d’ansia insopportabile mentre il pensiero "potrei avere un tumore " comporta molto meno ansia, se non addirittura niente.

2)L'urgenza. Nel pensiero ossessivo si avverte l'urgenza di risolvere il dubbio, di avere una risposta certa e inconfutabile senza poter aspettare un solo minuto.

3)Il meccanismo. Le risposte ai propri dubbi non bastano mai, suscitando spesso ulteriori dubbi e ricercando, quindi ulteriori risposte. Dubbi e ricerca di risposte formano un circolo vizioso che non si ferma quasi mai.

4)Vergogna. Spesso ci si vergogna a raccontare le proprie paure agli altri nel timore che le troverebbero ridicole e prive di fondamento

5)Pensieri intrusivi. Pensieri intrusivi che s’impongono anche improvvisamente sono un chiaro segno di doc

6)Immagini intrusive. Anche immagini intrusive che s’impongono anche improvvisamente sono un chiaro segno di doc

7) Attenzione selettiva. Nel pensiero ossessivo la propria attenzione è attirata, principalmente, da tutto ciò che è attinente al pensiero ossessivo stesso. Ad esempio se è presente l’ossessione di essere omosessuale la propria attenzione sarà attirata da tutto ciò che ha attinenza con l’omosessualità.

8)Comparsa improvvisa. Fino al giorno prima del pensiero ossessivo adesso presente, lo stesso non procurava nessun ansia o disagio.

9)Il dubbio se sia doc. Se è presente il dubbio che sia doc allora è doc. Il doc può travestirsi da realtà ma la realtà non può travestirsi da doc. Conseguentemente se si ha il dubbio di essere omosessuali e si pensa che possa essere un doc, non si è omosessuali.

10)Uso di termini ricorrenti. La persona affetta da doc usa frasi e termini ricorrenti per descrivere i propri pensieri come: "Io sto ingannando me e gli altri “, "Non so, non sono sicuro, come faccio a saperlo, come faccio ad essere sicuro" ecc..

Dott. Roberto Cavaliere

SONO CONFUSO SULLE MIE PREFERENZE SESSUALI

just Età: 21
Salve sono un ragazzi prossimo ai 22 anni.
la mia situazione è la seguente, e direi piuttosto piena di sfaccettature e di sfumature che mi impediscono di fare un quadro completo della situazione,per
poi agire di conseguenza.
ho avuto varie storie con ragazze,di cui l'ultima è molto seria,e va avanti da circa 5 anni. mi sento incredibilmente e fisicamente attratto dalle donne,ovvero seppur fidanzato,provo piacere e compiacenza nel notare belle ragazze per strada,insomma,ho il classico comportamento da uomo etero medio che commenta le ragazze con i propri amici,ecc,ec
adoro le forme femminili e non potrei mai farne a meno. fin qui niente di strano.
Nella misura in cui comunque ho rapporti sessuali con la mia ragazza non spessissimo,causa problemi di case libere,presenze di genitori  incombenti,assenza di macchina station wagon con sedili ribaltabili(e cmq tra noi 2 il sesso va a gonfie vele),non disdegno di tanto in tanto di soddisfarmi autonomamente,anche con l'ausilio,haimè del web.
nell'ultimo anno e mezzo circa,visto il rencente incremento di materiale su tale fronte,(miriade di siti che offrono diversi tipi di materiale,catalogato e classificato,subito usufruibili e gratuitamente)ho avuto modo per mia sfortuna di incappare in video che nella mia adolescenza mi erano ignoti,ovvero video con trans e video gay.
con mia grande sopresa mi sono trovato compiaciuto nel guardare video in cui trans sono attivi nei confronti degli uomini,e da qui in particolare è scaturita la mia voglia di provare questo tipo di esperienza,sopratutto per quanto riguarderebbe un coinvolgimento da parte mia con un atto orale attivo.
Solo che il fatto peculiare è che tale voglia sussiste solo quando sono eccitato,perchè una volta placato il desiderio,subentra disgusto per tale fantasia(tralasciando il fatto che cmq si tratterebbe di pagare una persona per compiere/ricevere un atto sessuale,cosa che trovo depravante,anche da eccitato,nei confronti del sesso femminile)
ma il fatto è che non mi è mai capitato di provare attrazione fisica per un maschio,mai,neanche per un millesimo di secondo. diciamo che l'attrazione si restringe solamente al membro maschile(preciso....da eccitato),come pure da eccitato mi disgusta totalmente l'idea di dare un bacio ad un uomo,ancora di più se penso a persone che conosco!
ma non riesco a capacitarmi di come mi possa fare così schifo l'idea di baciare un uomo(cosa cmq abbastanza superficiale), eppure provare desiderio di fare sesso orale con un pene,però su un corpo da donna.
quindi inanzitutto vorrei sapere cosa ne pensa lei di questo mia propensione sessuale,e se mi farebbe bene mettere in pratica queste mie fantasie che ho ultimamente e che mi martellano in testa sempre più spesso(putroppo sul versante trans)
e se ciò è da implicare ad una omosessualità latente che non voglio ammettere,seppur in questo caso a me sembra piuttosto di essere  prevalentemente etero,con lievi tendenze omossessuali,come diceva il buon kinsey!
fatto interessante è che però ho sempre pensato che essere omosessuali fosse un fatto svilente la natura di essere uomo,ovvero in particolare mi ha sempre provocato,diciamo così, irritazione vedere uomini con atteggiamenti e movenze femminili, e infatti se penso di offendere un ragazzo,non riesco a trovare aggettivo più declassificante e offensivo se non la parola "frocio-finocchio".
non riesco a capacitarmi di queste incoerenze che si propongono nel mio pensare agli omosessuali e queste mie propensioni chiaramente omosessuali,seppur su un corpo apparentemennte di donna!(anche se cmq ritengo che possano esistere omosessuali virili e maschili chiaro) sono piuttosto confuso,se mi può aiutare a fare un pò di chiarezza le sarei estremamente grato.

HO PAURA DI FALLIRE

chica Età: 20
Salve sono una ragazza di 20 anni e da un pò di tempo sento che sta maturando una mancanza di autostima. Specifico che non riguarda il mio aspetto estetico, ma la mia persona. Sono nei primi mesi di università, quindi in generale un pò di spaesamento, confusione, ma riscontro proprio una non fiducia nelle mie capacità. Non sono mai stata una ragazza estremamente sicura di me stessa, ma direi nella normalità, infatti ho sempre vissuto bene e
tranquillamente, ora invece vedo che queste convinzioni nei miei confronti mi condizionano vari aspetti della vita. Piango spesso, mi bastano dei momenti che mi facciano scattare determinati pensieri e mi butto giù sfogandomi nel pianto.
Non capisco da cosa possa venir fuori. Credo che tutto sia partito piano piano da quando ho deciso di mollare lo sport che praticavo, proprio perchè non ero sicura delle mie capacità in quell'ambito, situazione alimentata dalle persone che mi circondavano in campo le quali mi davano l'impressione di non credere in me stessa e ho lasciato poichè non volevo reggere più quella situazione. In realtà non credo di non avere potenzialità, ma ciò mi ha impedito di applicarmi. Ma ci deve essere alal base qualcosa di ben più profondo; non saprei. Ad ogni modo la cosa si è allargata alla vita in generale; ho paura di fallire nella mia vita. Ciò mi mette paura, mi rende debole, incapace spesso di affrontare delle situazioni. Spero in qualche modo possa darmi dei consigli. Grazie.

PAURA DEL BINOCOLO E/O CANNOCCHIALE

Serena Età: 20
Salve!
le scrivo perchè ho bisogno di parlarle di una mia grandissima fobia (una delle tantissime che ho) che non riesco a spiegarmi e vorrei capire se ci può essere un significato, da cosa sia dovuta, e perchè ce l'ho, visto che è una cosa che pare assurda anche a me, che la vivo personalmente, e che oltretutto non ho mai trovato scritto da nessuna parte.
ho una paura assurda di guardare dal cannocchiale/binocolo in qualsiasi circostanza, ma sopratutto se punto con il cannocchiale verso un pezzo di cielo
completamente limpido senza nuvole e senza nessun'altro oggetto, quindi solamente cielo, mi prende un angoscia terribile e devo subito smettere di guardare!
sa spiegarmi qualcosa?vorrei capire.
grazie

CICATRICI PSICOLOGICHE E SUICIDIO

Michele Età: 32
Sono Michele, ho 32 anni, libero professionista, dovrei essere felice invece la mia vita sentimentale è un disastro, non sessualmente , il sesso per me è stato sempre molto importante e non mi è mancato, quello che non ho mai avuto è una ragazza che mi stia vicino. Le delusioni d'amore sono state diverse, ma nemmeno questo ad un certo punto della mia vita è stato un problema, l'amore passa e si continua. Tutto é iniziato 4 anni fa quando distante da casa conobbi una ragazza di cui mi innamorai, questa ragazza aveva bisogno di qualcuno che l'aiutasse ma io per ovvi motivi e anche perché lei con maturità non l'ha accettato non l'ho aiutata.
L'amore se ne va ma il senso di colpa che si porta dentro è un peso innimaginabile specialmente se ti senti davvero responsabile in prima persona.
Anche questa è diventata una cicatrice, come la scomparsa del mio amico Massimo in un incidente...
Una cicatrice che peró ti porti dentro.
Sostanzialmente io mi sento molto solo anche se non lo sono, probabilmente perché mi manca la persona che cerco. E allora inizio a pensare, il desiderio di non sofrire più c'è, il desiderio di togliermi questo peso, ma poi il lavoro, la consapevolezza della sofferenza che farei provare a chi mi vuol bene, lo shock e l'incomprensione di chi trova il mio corpo... Ho desistito, sono riuscito a non far pesare il mio dolore, a mascherarlo ostentando una falsa felicità, falsa e ostentata davvero, questo è l'unico segnale un qualcosa di impercettibile dagli altri, ma pesante ed evidente per Me.
Due anni fa conosco un ragazzo un mio omonimo, Michele , benestante, ma aveva qualcosa in cui mi riconoscevo dal rapporto con le ragazze a quello con gli altri, era la tristezza che mascherava come me, i suoi occhi. Diventiamo amici, poi quest'anno non l'ho visto per qualche mese, mi è stato detto viveva un periodo di crisi, poi una telefonata un amico mi dice: è successa una brutta cosa a Michele, io capisco subito, non so perché ma lo capisco, capisco che
l'hanno trovato i genitori impiccato nel giardino.
Un altra cicatrice per me, ed il rimorso, io lo sapevo, era come me, solo che lui c'è riuscito prima, ma io potevo dirgli cose che gli altri non hanno potuto io provavo quello che provava lui forse potevo aiutarlo, forse lui invece ora sta meglio di me.
La mia vita continua, esco con amici e ragazze, lavoro, vado a pesca, il 22 luglio mi innamoro, niente di che penso, ed in effetti sono innamorato, inizio peró a frequentare questa ragazza in modo diverso, perché è diversa lei,è quella che cerco, ha dei difetti che accetto volentieri perché posso, ha dei pregi che non ho trovato prima. Ci sto bene ma qualcosa in lei non va, ci vorrebbe un altra mail per spiegare il perché, lei addirittura non si fida di me, mi dice che è meglio non vederci più. In trentadue anni ho trovato solo lei, se fossi stato un ragazzo senza esperienze ok, ma ho vissuto e ho trovato solo Elena. Non sofro per amore, quello in qualche mese è un ricordo, già in venti giorni sto meglio, devo lavorare, io peró ho perso di più di un amore.
Non riesco a vivere pensando di portarmi sulle spalle questo peso per sempre, come devo fare per Massimo Alexandra e Michele, questo addirittura è più importante è la mia vita .
Ora il senso di vuoto è tornato, è peggio di prima, e mi sono convinto di ciò che faró del cosa e del come del dove (per non essere trovato dai miei cari), in effetti non so perché scrivo, ho pensato anche il quando, il posto, sono 15 giorni che addirittura mi punto la pistola alla tempia e tiro il grilletto....
Per abituarmi... All'inizio avevo paura ora mi sento pronto, oggi dopo tanto sono addirittura sereno. Ma i miei soffriranno... Non so....
Grazie

TIMIDEZZA CON LE RAGAZZE

bob Età: 19
Salve dott. Cavaliere, vorrei illustrarle il mio problema, mi chiamo Alex, e sono un giovane ragazzo di 19 anni, pultroppo, sono terribilmente timido con le ragazze, e questa cosa mi stà facendo letteralmente uscire di testa...
di fatto, sono un bel ragazzo, però ogni volta che conosco, o vorrei conoscere una ragazza, mi blocco, letteralmente. la cosa strana, e che mi comporto così solo esclusivamente con le ragazze, al contrario con con i ragazzi non ho alcun problema, tutte le volte che vado in giro mi metto a parlare e discutere con chiunque, anche con persone mai viste prima, quando di fronte a me ho un uomo, sono molto sciolto e socievole, a volte sono anche un pò troppo impulsivo, rido, parlo, scherzo e discuto con chiunque senza alcun problema, ma non riesco a fare assolutamente la stessa cosa con una ragazza, spesso le evito per timidezza, e se ne incontro una che mi piace, mi invento scuse tipo "tanto non sono alla sua altezza..." o anche se mi decido ad andare, poi mi blocco ugualmente e lascio perdere, perché non ho la minima idea di come attaccare discorso o di cosa parlare... e anche se mi rendo conto che é la ragazza che ci stà provando con me, fuggo, un pò perché non saprei che dirle, un pò per l'imbarazzo di doverci provare avanti ad amici o altra gente.... io sono veramente disperato, e non ne posso veramente più, questa sorta di "blocco" con le ragazze mi stà rovinando la vita... non riesco ad ottenere ciò che voglio, mi demoralizza e mi deprime... non ne posso più..... questa timidezza mi a portato ad avere 19 anni e non aver dato ancora il primo bacio.... la prego, mi dia qualche utile consiglio, gle ne sarei immensamente grato...
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Per uscire dalla sua timidezza le consiglio un percorso cognitivo-comportamentale. Utile si rivela mettere in ordine di "gravità" le situazioni che sono più difficili per la proprio timidezza. Si partirà dalle meno "gravi" fino alle più "gravi". Poi si inizieranno ad affrontarle nello stesso ordine. Man mano che si sarà superata una si passerà alla successiva. Occorrerà pazienza, impegno e determinazione. Gli insuccessi all'inizio saranno probabili, ma non debbono essere di scoraggiamento, ma di stimolo ad aumentare pazienza, impegno e determinazione.
Saluti
Dott. Roberto Cavaliere

venerdì, ottobre 29, 2010

CUCKOLD: CORNUTO VOLONTARIO

Gentile Dottore,

Sono una donna di 45 anni e il mio compagno è quello che si definisce un cuckold, ossia cornuto... cioè desidera e si eccita nel vedermi fare sesso con altri uomini, o immaginare che io seduca qualcuno o che qualche uomo ci provi con me...Io devo confessarLe che qualche volta ho acconsentito ai suoi giochi, ma sono molto confusa perchè mi sembra che questo non lo abbia soddisfatto e mi fa capire che desidera tantissimo che a breve io faccia sesso con un uomo. Ho letto molto sul cuckoldismo, ma quello che non riesco a condividere è come un uomo possa desiderare ossessivamente una cosa così e affermare di amare la propria compagna. Nel senso che mi è capitato di essere importunata da due uomini e quando glielo ho raccontato, invece di sentirsi offeso e arrabbiato come mi sentivo io, era eccitato al pensiero... E' brutto pensarlo, ma ho accanto un uomo che non mi fa sentire veramente Sua, protetta e sicura... E poi pensare che si ecciti solo così, senza un minimo di senso del "possesso" per il corpo e l'intimità della sua donna... Lo accetterei se fosse un gioco, un modo per trasgredire insieme, una cosa che può o non può accadere e non certo per la volontà di tradirlo o il desiderio di avere un altro uomo (da parte mia), e per l'ossessione di vedermi con altri uomini (da parte di lui).

Sono molto confusa, ci sono momenti in cui mi sembra di avere accanto un estraneo, e sono anche mortificata perchè capisco di non essere la donna che avrebbe desiderato. Magari all'inizio l'ho illuso per il mio essere trasgressiva, ma non ero innamorata..e forse pensavo lo stesso di lui...cioè che se si fosse innamorato di me non avrebbe più desiderato queste cose, ma mi avrebbe voluta solo per sè....

Ho paura che il nostro rapporto ne risenta, ho sempre il dubbio di non essere io a farlo eccitare, ma il pensiero di vedermi in altre situazioni...

Se mi può fare chiarezza....

Grazie

Distinti saluti

BUGIARDO CRONICO COMPULSIVO

salve dottore,

prima di scrivere questa mail ho girato e rigirato sul web e fra tutti i medici lei mi è sembrato di gran lunga il più competente in materia di psicologia.

Mi chiamo Sonia e sono una ragazza di appena venti anni, le scrivo perchè sono seriamente spaventata a morte da un problema che ho riscontrato in una persona a me veramente molto cara, non ho la benchè minima idea di come aiutarla, so solo che ora come ora posso farlo solamente io, non la posso abbandonare.

Ora le spiego tutto,si parla di una mia amica, ieri sera ha ammesso lei stessa di avere questa problematica quindi credo sia un buon segno, almeno questo, no? la mia amica si chiama Monica e fino a ieri sera io ero convinta che lei fosse stata malata di leucemia, che avessero tentato di stuprarla a tredici anni e tante altre cose di simile gravità ed enormità: ne sono stata convinta per mesi e mesi, ho pianto, ho cercato di esserci, di starle vicina, ho cercato anche di non farla sentire diversa , perchè era così che diceva di sentirsi, erano tutte quante bugie . La bugia leucemia è partita dal dicembre 2009, soltanto io ne ero a conoscenza, mi disse di aver fatto dei cicli di chemio, di aver conosciuto un medico da cui era andata piangendo che si era fatto carico di tutto essendo che sua madre non ne sapeva niente, infine intorno ad aprile/maggio mi aveva raccontato di essere stata operata, di aver fatto il trapianto di midollo (mi ero persino offerta di donarglielo io) e dopo avermi detto di aver fatto tutti gli esami di essere guarita. Mi chiedeva spesso di andare con lei quando "faceva le cure", molte volte non potevo, altre dicevo di si ma lei la rigirava in modo tale che non ci sono mai andata(mi faceva sentire enormemente in colpa per questo), non rispondeva al cellulare per ore quando diceva di farle, siamo anche andate insieme al mare e lei, che diceva di temere una ricaduta, continuava a dire che, forse, non era il caso per via dello iodio che accellera i processi cancerogeni. Io l'ho vista stare male, dottore, lei diceva di morire di dolore alla schiena, era pallida, aveva anche delle macchie in cui non c'erano capelli. Era tutta una bugia. idem l'altra, quella dello stupro che prima era tale, poi diventato tentato essendo che diceva di aver "rimosso" e ricordava man mano e poi ieri mi ha detto: "non so se è successo" seguito da "anto non sono mai stata malata e non mi sento in colpa, scusa". abbiamo litigato, tante, tante, volte perchè secondo lei non le stavo vicina abbastanza, perchè lei poteva morire, diceva sempre. Di menzogne ce ne sono tante altre, sicuramente, mi ha raccontato tante cose che molto probabilemente erano una bugia. Ieri sera mi ha detto: "te lo sto dicendo perchè io ho bisogno di aiuto", riconosce un problema, ma io cosa posso fare? ho cercato su internet, ho scoperto che esiste una sindrome di bugiardo cronico compulsivo che spinge a mentire senza una ragione ben precisa. Premetto di aver pensato fosse per attirare la mia attenzione perchè verte tutto su di me, sono cose che non sa nessun altro, io credevo per non farsi additare come malata. Credo che lei conosca perfettamente questa sindrome e possa darmi un suo onesto parere. Ho letto, sempre navigando, che una cosa da fare è arrabbiarsi quando si smaschera una menzogna, su questo punto io ho sbagliato essendo che ieri sera le ho detto che non mi importava delle buge che avesse detto, che volevo solo aiutarla, continuava a chiedermi se la odiassi o se fossi arrabbiata, continuavo a rispondere di no, che ero spaventata e preoccupata. credo di averle dato quello che voleva, la mia preoccupazione, quindi è stato un madornale errore.

perdoni la caoticità di questa mail ma la lucidità di questa mattina non mi permette maggiore chiarezza.
cordiali saluti

EMETOFOBIA

Egregio Dottore,
le scrivo in merito ad un disturbo che da ormai 12 anni mi sta rovinando la vita e che non ho avuto forse la fortuna di risolvere con gli innumerevoli Psicologi,Psicoterapeuti,Psichiatri che ho consultato,di quelli che mi hanno visitata e di quelli che mi hanno tenuta in cura per anni e anni.
Mi chiamo Sara e ho 32 anni.
Soffro di Emetofobia (ndr paura di vomitare),quella cara fobia che fa sgranare gli occhi ai suoi colleghi perchè a detta loro totalmente sconosciuta...
Tramite siti vari ho conosciuto tantissimi ragazzi che come me soffrono di questa patologia,quindi non credo ancora di essere virata verso la pazzia,inventandomi e rovinandomi la vita per qualcosa di inesistente.
Svariate volte sono stata classificata anoressica,ma con la mia ignoranza in tal senso credo che sia stato per loro più facile asserire a questa diagnosi....forse più facile,forse più nota,forse sulla cresta dell'onda...
Ho perso le speranze di guarire,ma non perchè non ci sia da parte mia la volontà per farlo,o l'impegno necessario,ma solo perchè sul mio cammino ho sempre e solo trovato persone incompetenti,a mio avviso,nel settore.
Non mangio per paura di vomitare,non esco per paura di essere contagiata da qualche virus intestinale,non vivo ma bensi sopravvivo alla paura del vomito.
Vorrei chiederle aiuto...anzi glielo sto già chiedendo.
Non mi aspetto i miracoli,nè tantomeno credo che lei abbia la bachetta magica per farmi dimenticare la mia paura,ma ho la speranza che lei sappia... In attesa di un suo gentile riscontro,le porgo sin d'ora i miei più cordiali saluti,esponendole la possibilità di farmi seguire da lei.
Con stima.

lunedì, ottobre 11, 2010

NON RIESCO A VINCERE I MIEI PROBLEMI

SolamenteIO Età: 30
Gent.mo Psicologo, per fortuna ho trovato un sito in cui una persona come me può trovare un minimo di aiuto.
Vengo subito al punto.
Sono un ragazzo di 30 anni e non riesco a vincere i miei problemi.
Della maggior parte di loro conosco sia gli effetti che le cause, ma non avendo in mano le soluzioni e in altri casi semplicemente la forza di metterle in pratica vivo dei giorni piatti, tutti uguali e senza la pace nel cuore.
Provo ad essere il più sintetico e chiaro possibile.
Vengo da una famiglia particolare, isolata dai parenti con un padre che si disinteressava a me (che poi ho scoperto causati da suoi traumi infantili) (il giorno della mia laurea mi ha addirittura chiesto in che mi laureavo di preciso... fate voi), una madre che avendo subito fin da piccola poche attenzioni ed affetto non è riuscita a non fare altrettanto con me, nel senso che sebbene mi volesse molto bene e si preoccupasse non aveva mai gesti d'affetto o complimenti da farmi.
A causa di ciò ho sviluppato una scarsa affettività e timore dei contatti fisici che ha sempre cozzato con una mia qualche forma di empatia che mi permetteva di capire cosa provavano gli altri ma solo ad un livello logico.
In pratica ho imparato fin dalle elementari ad allontanarmi dalle emozioni e i sentimenti.
Questo mi rendeva strano e quindi allontanato dagli "amici" fino all'età di 20-21 anni.
Fino a quest'età infatto ho passato anni da incubo, emarginato ed incapace di comprendere come cambiare la mia vita perchè non mi vedevo come gli altri, ma li sentivo distanti come visti da una finestra dove mi trovavo a studiare i loro compartamenti per imparare a farmi accettare invece che vivere spontaneamente ed accettare chi, a quel punti, si avvicinava spontaneamente a me.
In questo contesto ho perso occasioni di amicizie e amori enormi.
Finite le superiori decisi di andare all'università perchè la vedevo come un'occasione che mi avrebbe costretto a cambiare.
I primi anni ho cercato di usare una maschera che mi premettesse di amalgamarmi con gli altri (ora mi accorgo che probabilmente era trasparente e quindi inefficace), ma ho anche avuto fortuna incontrando degli amici stupendi che me l'anno fatta togliere poco alla volta e vedendo ciò che c'era sotto non mi hanno abbandonato, anzi...
Qualche anno fa però anno cominciato ad allontanarsi sia da me che tra loro: che una volta laureato tornava a casa, chi ha cominciato una vita diversa per via di nuovi amori, chi ci ha lasciati per sempre e così via.
Mi sto sforzando di fare da collante, ma vedo che non ci riesco.
Nel frattempo anch'io sono tornato a casa ritrovando lo stesso ambiente da cui ero fuggito.
Ora ho degli "amici", li scrivo tra virgolette perchè vedo una superficialità in loro che oramai dopo 5-6 anni mi nausea, ma continuo a tenerli stretti perchè in questo tempo non sono riuscito a farmene altri e loro hanno paura di perdermi perchè (per loro stessa ammissione più o meno velata) senza di me che propongo argomenti e faccio battute non riescono a divertirsi.
Tra l'altro con loro non mi sento libero di essere me stesso e continuo con le maschere.
Non riesco a trovare uno straccio di lavoro sebbene tutti gli studi dove mi propongo di fronte si congratulano con me per le mie capacità e dietro se ne
fregano perchè nonostante mille promesse non mi richiamano.
Ora veniamo al alto più penoso della storia: le donne.
Non ho mai avuto stima di me, vuoi per il mio passato di tonto del villaggio e vuoi per il fatto che non ricevo mai apprezzamenti per i miei sforzi.
Questo si traduce che sebbene molte persone (ebbene si, anche le ragazze) mi ritengano un bel ragazzo, quando mi è capitato (poche volte a dire il vero) che delle ragazze piuttosto carine mi facessero capire di essere interessate a me, avevo paura e facevo finta di non cogliere i loro messaggi fino a che non si stufavano. Analogo discorso accadeva con quelle ragazze che non mi piacevano. Se poi la mossa la dovevo fare io allora le situazioni diventavano le più assurde.
Premetto che non mi sono mai innamorato realmente, ma al limite ho avuto delle infatuazioni.
Insomma se cercavo di farmi avanti avevo quasi degli svenimenti, oltre alle altre cose che possono accadere ai più timidi, e prima di darmi una mossa facevo passare talmente tanto tempo che all fine adottavo la filosovia della volpe e l'uva e me ne disinnamoravo cercandone i difetti.
In parole povere a 30 anni non ho avuto mai una donna.
Che patetico!!!
So che dovrei ricorrere ad uno psicologo, e pure bravo che qui la cosa non è semplice, ma tra la paura di aprirmi di persona e le cose scioccanti che ho sentito su certi psicologi o psicoterapeuti della mia zona, ho paura di peggiorare la mia situazione che è già precaria di suo.
Dico che è precaria perchè perchè è dall'età di 12 anni che penso quasi quotidianamente al suicidio.
Forse dalla lettera non sembra perchè cerco di ostentare una certa sicurezza anche qui, ma in realtà di quello che si vede di me c'è ben poco che sia vero.
Sono arrivato a 30 anni grazie alla fede e alla speranza (anche perchè ho paura di finire all'inferno, il che vorrebbe dire soffrire per l'eternità il che, visto che già non sopporto i pochi anni infelici passati, non mi pare il caso), ma da un'annetto anche la fede mi sta abbandonando, e mi sento sempre più solo e fallito.
Non so che fare, o meglio non so farmi forza per affrontare i miei problemi.
Non so che aspettarmi, o probabilmente non mi aspetto niente, mi sfogo solamente mentre continuo a farmi sbattere dalla corrente degli eventi che non ho la forza di contrastare.
Scusatemi se depresso ancora di più qualcuno.

STO MALE IN SEGUITO AL SUICIDIO DI MIO FRATELLO

sobsob Età: 31
Salve, stò male e ho bisogno di aiuto, qualche mese fa ho perso mio fratello, si è suicidato, non riesco a darmi pace, mi sento in colpa per non essere riuscita a far nulla, non sono riuscita a capire quanto stava male e ora, non c'è più e non posso più fare nulla, non posso dirgli quanto gli voglio bene in più mi sento in dovere verso i miei genitori di tenerli su di morale, di aiutarli in ogni cosa di fare in modo che non sentono la sua mancanza, so che non è possibile soprattutto per mia madre, la perdita di un figlio è una cosa dilaniante per una madre ma io vorrei cercare in qualche modo di farla star meglio, ogni tanto la vedo con lo sguardo perso nell vuoto e non so cosa fare, la lascio stare o la interrompo dai suoi pensieri? Devo essere dura e cercare di farla parlare, fare in modo che si sfoghi o devo lasciar stare e aspettare che il tempo passi? Grazie

MI MASTURBO SU DONNE, TRANS E UOMINI

walter Età: 25
Vi chiedo un aiuto per comprendere una situazione della mia vita che non riesco a comprendere del tutto.
Quando andavo all'università,per 1 anno ho fatto pochissimi esami ed invece di studiare passavo ore davanti al p.c. a masturbarmi su donne,poi trans e infine qualche uomo.Ecco cercavo nel porno le risposte alle mie angosce.
Poichè mi sono sempre piaciute le donne ma non riuscivo a spogliarmi e fare sesso con loro.
Poi,un giorno mi feci coraggio e provai con una donna ma non ebbi erezione.
Da allora in poi catastrofe.Ho passato 1 anno in preda a d ansia e attacchi di panico.
Mi facevo pensieri del tipo:"sei impotente,sei gay,non riesci ad andare con le
donne ect..."
A ciò si accompagnava il fatto che l'università andava male e la mia vita era in declino.
Il fatto che in quei momenti di stress mi masturbavo su trans ed uomini,poichè non riuscivo a studiare,e non so perchè perdevo cosi le mie giornate mi procurò ossessioni inutili su uomini in generale.
Poi con pazienza il tutto si attenuò,incontrai la mia attuale donna,con cui non solo feci la mia vera prima volta,ma tante migliaia ancora(tutte bellissime e
appaganti).
La mia domanda è:Perchè allora ora che ho trovato una stabilità affettiva/emotiva/sessuale in periodi di stress mi tornano alla manete quei pensieri?forse perchè non riesco a perdonarmi quelle cose?Ho sempre puntato alla perfezione nella vita,è questo il guaio?Grazie per la risposta

HO TENTATO IL SUICIDIO MENTRE MIO PADRE STAVA MORENDO

Giada Età: 29
Salve a tutti ..mi kiamo Giada ho 29 anni e voglio parlare di questo dolore ke mi mi stringe la gola e nn mi fà quasi respirare...mio padre e morto il 20/04/2009 con una morte bruttissima,e iniziato con un ictus e x miracolo si e salvato poi un tumore alla viscica ,e gli e l'hanno tolto ,poi un tumore alla tiroide e nn si poteva togliere xkè era ammalato di ictus ,questo tumore gli e diventato più grande di una palla da tennis...e alla fine e scoppiato e tutti i giorni andava in emoraggia .Si vedeva la carne all'interno la pelle ke gli pendeva dal collo e tutto quel sangue,nn riusciva a mangiare a bere .il dottore lo kiamavamo e scappava inorridito x l'impressione,io e mia sorella aiutavamo l'infermiere x la medicazione ,il tumore si era diffuso in tutti gli organi,io ad un certo punto ho tentato il suicidio e sn stata ricoverata x 10 giorni imbottita di pillole mi sn persa gli ultimi giorni cn mio padre e nn me lo potrò perdonare mai!!!!!!!!!!!ora nn mi resta ke piangere ed avere questo rimorso x tutta la
vita .volevo sfogarmi cn voi